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Il gioco: utile o pericoloso? Consigli per i genitori

Il gioco: utile o pericoloso? Consigli per i genitori

Il ruolo del gioco nella didattica è stato oggetto di approfondimento sin dall’antichità. Già Socrate, infatti, lo individuava come lo strumento perfetto per vedere i comportamenti di una persona: “Si può conoscere di più una persona in un’ora di gioco che in un anno di conversazione”.

Nel corso dei secoli, tuttavia, il gioco è stato visto in modo completamente contrapposto al mondo della didattica. Questo è accaduto fino al ‘900, quando il tema è ritornato al centro della ricerca filosofica, pedagogica e sociologica e da quando si è compreso che alcuni elementi ludici possono essere integrati nella didattica per stimolare e divertire al tempo stesso.

Riprendendo Vygotskij “il divertimento migliora l’apprendimento”, per cui l’integrazione dell’attività ludica nella didattica può portare vantaggi ad ogni età, soprattutto per quanto riguarda lo sviluppo di competenze. Attraverso il gioco, infatti, lo studente conosce la realtà che lo circonda e sperimenta nuove abilità e modalità di relazione.

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A questo punto è importante distinguere due concetti distinti che appartengono al gioco: la gamification e il gaming. La gamification è il processo di applicazione di elementi e dinamiche tipiche dei giochi ad altri contesti ad esempio nella didattica come si diceva sopra, il gaming, invece, è il gioco vero e proprio, l’attività ludica pensata per intrattenere e divertire.

Il gaming però è croce e delizia allo stesso tempo: delizia per gli utenti che sono spesso i ragazzi, e croce per i loro genitori che temono sempre più il web che in maniera dirompente è entrato nelle nostre vite. Il problema per i genitori è principalmente quello di comprendere quali possano essere i contenuti più adatti alle età dei loro figli e spesso ci si affida alle etichette che compaiono sulle confezioni dei videogame. Questo non basta e rimane fondamentale avviare i bambini già da piccoli ad un’adeguata educazione digitale.

Per guidare comunque i genitori nella selezione dei videogame più adatti all’età dei loro figli, esiste un sistema europeo di classificazione attualmente in uso in 38 Paesi: la classificazione PEGI1, acronimo di Pan European Game Information che fornisce dei parametri globali dotati di validità anche al di fuori dei confini nazionali. I limiti d’età indicano se un gioco per bambini e adolescenti può essere considerato privo di pericoli o se, al contrario, rappresenta una qualche forma di rischio anche per i gamer più giovani e inesperti. Tramite un sistema di etichette, si può essere informati dei possibili rischi.

Il metodo di classificazione riguarda l’idoneità dei contenuti e l’assenza di pericoli, ma non il grado di difficoltà del gioco e avviene attraverso cinque categorie di età e otto descrizioni di contenuto. La combinazione di questi due elementi aiuta i genitori ad assicurarsi che un determinato videogioco sia appropriato per i propri figli.

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Le cinque categorie di età sono 3, 7, 12, 16 e 18 e si riferiscono appunto all’età del giocatore. I descrittori di contenuto sono otto: violenza, linguaggio scurrile, paura, gioco d’azzardo, sesso, droghe, discriminazione, acquisti in game.

La classificazione PEGI, è bene ribadire che non fornisce alcuna valutazione di carattere pedagogico quando inserisce un videogioco in una determinata fascia d’età e il raggiungimento dell’età indicata non significa automaticamente che un bambino possieda le competenze tecniche o la capacità di comprendere i contenuti.

Concludendo, i videogiochi sono ormai radicati nella vita di tutta la nuova generazione ecco perché vengono utilizzati anche nella didattica. Nella dimensione prevalentemente ludica, e per permettere di far vivere queste esperienze in piena sicurezza, è importante che i contenuti dei game utilizzati siano davvero adatti alla età e allo sviluppo dei giocatori attraverso gli strumenti di cui disponiamo come, appunto, la classificazione PEGI.

Sitografia: https://pegi.info/it

Claudia Cremonesi

a cura di

Giovanna Ripolo

Docente Liceo Classico Pitagora
di Crotone

finalista del premio Atlante
Italian Teacher Award

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