Dipendenza dalla rete

Ricerca tecnologie e preadolescenti di Luigi A. Macrì*

L’iniziativa di analisi delle condizioni dei preadolescenti,  relativamente al loro rapporto con l’uso delle tecnologie, in particolare Internet e reti sociali, è stata avviata nel 2017, dove sono stati coinvolti circa 400 studenti della scuola secondaria di primo grado.

Nell’autunno del 2020, dopo che l’Associazione Culturale Focus on, che coordina le attività della rivista, aderisce al C.A.S.M. - Coordinamento Associazioni Salute Mentale,  abbiamo inteso riprendere l’attività di ricerca per analizzare i rischi di dipendenza dall’uso di Internet, e delle tecnologie in generale, da parte degli studenti dagli 11 ai 14 anni.

In una prima fase ha dato la sua disponibilità il dottore Franco Montesano, già responsabile del SERT di Catanzaro, che ringrazio per la sua sensibilità e per avermi indicato alcuni medici e operatori sanitari. Ho pertanto coinvolto alcuni psicologi, pediatri e psichiatri di alcune strutture ASL della Calabria ma per motivi diversi non è stato possibile avviare la somministrazione dei questionari.

La pandemia ha di fatto bloccato l’iniziativa che è stata ripresa nell’autunno del 2021 grazie alla disponibilità e all’impegno di dirigenti scolastici e docenti che hanno concluso, nel giugno del 2022, la somministrazione di 674 questionari consistenti in 4 sezioni, le prime due sul contesto socio familiare degli studenti, e altre due riguardanti i dispositivi di comunicazione (gli strumenti di comunicazioni) utilizzati ed i contesti on line e l’uso del tempo libero, per un totale di 42 quesiti per le sole sezioni tre e quattro.

Oltre ad alcune associazioni del CASM e qualche psicologo, sono stati coinvolti i giovani dirigenti della sezione FIDAPA di Maida e i seguenti sette istituti comprensivi: Perri-Pitagora di Lamezia Terme (Cz), Zagarise (Cz), Sersale (Cz), Terranova da Sibari (Cs), Alcmeone di Crotone, Squillace (Cz) e Maida (Cz) per un totale di 12 plessi scolastici in comuni della Calabria.

Tralasciando gli aspetti socio-metrici della composizione della famiglia dello studente ed il titolo di studio dei genitori che non presentano aspetti particolari, è interessante evidenziare che alla prima domanda della sezione tre, relativa agli strumenti di comunicazione, il 99,1% ha risposto di possedere un cellulare, il 53,9% un PC da tavolo e il 68,5% un computer portatile, il 61,1% una Playstation, X.Box, etc., l’82% una smart TV con connessione ad Internet.

Relativamente all’uso delle reti sociali, solo il 19% ha affermato di avere un profilo Facebook, mentre alla domanda successiva con la quale si chiede se si possiede un solo profilo Facebook o se ve ne usano altri con nome diversi, il 17, 2 afferma di avere un solo profilo mentre alcuni rispondono di averne più di uno e altri con nomi diversi.

Le rete sociali più usate da questa fascia di età sono certamente Whatsapp con il 99,3%, segue YouTube  con il 94,1%, Tik Tok con il 75,1%,

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Instagram con il 73,4%, Telegram con il 30,1%, in coda Twitter con il 13,2% e Messenger con il 10.7.

Andiamo ora alle domande che ci fanno capire l’intensità dell’uso dei social media: durante la giornata quanto tempo dedichi, complessivamente, all'uso di Facebook / Whatsapp / Youtube, altri social networks?”; risposte:  meno di un’ora, il 16,9%, da 1 a tre ore il 53,1%. Quello che può preoccupare è il fatto che il 21,8% utilizza i social da 4 a sei ore al giorno mentre l’8,2% oltre 7 ore.

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Alla domanda successiva che chiede il tempo di utilizzo di Internet per lo studio durante una giornata si nota che il 50,7% da 1 a tre ore, mentre il 12,3% da 4 a sei ore e il 5,1% oltre sette ore.

Il 49,2% afferma di usare, tra spesso e sempre, Internet per ascoltare o scaricare musica e film; il 54,2% afferma di non avere l’abitudine di leggere giornali o libri on line, la restante percentuale tra qualche volta e spesso, il 40,7%, mentre il restante 5,1%, sempre.

Passiamo ora ad una serie di domande sul gioco on line; la prima generica  sull’uso di Internet per giocare: il 57,9% risponde che gioca anche con altri, mentre il 21,5% risponde che gioca da solo; solo il 20,6% risponde che non gioca in Internet.

Alla domanda se capita di fare amicizie on line, il 35,3% risponde qualche volta, spesso il 15,3% e sempre il 7,1%, mentre mai il 42,3%.

Alla domanda, che prevede anche due risposte, su come ci si sente dopo aver utilizzato le tecnologie, il 25,5% risponde stanco, il 23,7% contento, il17,5% assonnato, mentre il 14,7% soddisfatto e il 6,2% molto soddisfatto, il resto indica risposte diverse.

Si è posta, inoltre, anche una domanda per cercare di comprendere se i social hanno ampliato la rete di amici e conoscenti dei preadolescenti: solo l’8,9% ha risposto che si è ampliata di molto, mentre il 19% abbastanza, il 33,2% qualche volta, il restante 38,9 ha risposto per nulla.

Una risposta molto importante per comprendere i rischi che gli adolescenti corrono on line è quella che chiede se si ha incontrato di persona amici conosciuti solo in Internet: il 27,2% ha risposto di sì.

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Si è chiesto anche se il tempo impiegato per le tecnologie lascia poco spazio per altro: a questa domanda il 26,1% afferma che è vero.

Su questo tema, andando nel particolare, all’affermazione “mi piacerebbe ridurre il tempo dedicato alle tecnologie ma non ci riesco”, ben il 36,2% risponde affermativamente.

Alla domanda ancora più esplicita se lo studente pensa di avere bisogno di qualcuno che lo aiuti ad usare le tecnologie in modo più responsabile, il 15,9% degli studenti afferma che è vero.

Gli studenti sono ottimisti rispetto alla consapevolezza di conoscere i rischi ed vantaggi dell’utilizzo di Internet e dei social in quanto hanno risposto affermativamente il 95,5%.

Interessante anche la risposta con la quale il 21.8% afferma di reputare molto importanti alcuni amici dei social anche se non vi è mai stato un incontro di persona.  

Altre domande conclusive riprendono il gioco on line; una domanda molto precisa con la quale si chiede se si gioca spesso on line, in Internet, il 63,5% afferma di giocare spesso on line; il 49,1% risponde affermativamente al fatto di avere molti amici con cui gioca on line, mentre il 37,4% afferma di giocare on line ogni giorno.

Infine, il 35,6% afferma che giocando on line trascorre da una a due ore, mentre il 21,4% più di due ore.

L’indagine si conclude con la quarta sezione che vuole comprendere la frequenza dell’utilizzo (mai, qualche volta e spesso), da parte degli studenti, di alcuni luoghi quali il cinema, il teatro, la palestra, la piscina, il calcio e lo sport, luoghi per la musica, centri commerciali - negozi, parrocchia, ristoranti e pizzerie, sale giochi, parchi, ville e giardini e parenti e vicini.

Infine, si chiede se si ha l’abitudine di uscire con gli amici: risponde spesso il 64,4%; se si ha un hobby: risponde di sì il 85,9%; l’ultima domanda chiede il grado di soddisfazione relativo al tempo libero: molto soddisfatto, il 38,7%, soddisfatto, il 26,1% e abbastanza soddisfatto il 32,6% degli studenti.

Per concludere questa prima analisi è necessario comunicare questi dati alle Scuole, alle famiglie, agli studenti, unitamente a tutti gli altri portatori d’interesse, aprendo un confronto per individuare le azioni da attivare; per avviare azioni di formazione/informazione nei confronti dei genitori, degli studenti sugli aspetti più salienti presentati, come il tempo che si trascorre in rete, il gioco on line, i pericoli della rete Internet. In sintesi, promuovere azioni di consapevolezza digitale per un uso efficace e produttivo per le persone, per la loro crescita, con particolare attenzione ai giovani, ai bambini, agli adolescenti e ai preadolescenti.

Adulti nella rete: dal fenomeno della sextortion alle truffe amorose on line

Abstract: si è spesso portati a credere che vittime del web siano solo gli adolescenti o i preadolescenti, ma ciò non corrisponde al vero. Spesso, infatti, i c.d. nativi digitali sono molto più consapevoli nell’uso delle nuove tecnologie degli adulti che in diversi casi, come in quelli esaminati nell’articolo che segue, finiscono loro stessi nella rete….

Si è spesso portati a credere che vittime del web siano solo gli adolescenti o i preadolescenti, ma ciò non corrisponde al vero sono, infatti, in crescente aumento i casi che vedono come vittime del web soggetti adulti.

La peculiarità, infatti, non sta tanto nell’elemento dell’età, quanto nel tipo di “pericoli” in cui si cade in particolare i soggetti di età anagrafica più elevata sono, ad esempio, più frequentemente vittime di fenomeni come quello della sextortion o delle truffe amorose on line.

Vediamo più nel dettaglio di cosa si tratta: il fenomeno delle sextortion, cioè le estorsioni sessuali sul web, “è in ascesa” e sono molti, gli uomini più spesso delle donne, a “cadere nella rete di ricatti a sfondo sessuale su internet”.

 L’approccio è quasi sempre lo stesso: la vittima viene rintracciata e adescata su FB o su altri social network da una persona che crea un profilo falso con foto di donne o uomini avvenenti.

Dopo che tra l’adescatore e la vittima nasce un rapporto confidenziale, spesso le conversazioni si spostano su Skype ed è li che nascono situazioni intime e si sviluppa il ricatto.

Dopo l’incontro privato in webcam, la vittima viene successivamente contattata dal ricattatore con la minaccia di diffondere sui social e su youtube le foto, i video delle prestazioni erotiche tra i due qualora non venga pagata una certa somma di denaro.

Spesso le vittime sono scelte per la loro situazione familiare, economica e professionale, ad esempio un uomo sposato con figli, oppure un medico o un avvocato sembrerebbe più appetibile e sicuramente più ricattabile.

La materia può rientrare nell’ambito delle truffe on line e dei reati telematici, nonché dell’estorsione ex art. 629 c.p. tuttavia le conseguenze personali, familiari e di immagine possono essere contrastati solo prevenendo tali comportamenti ovvero con una legislazione ad hoc che valorizzi anche la collaborazione transnazionale.

Diverse, al contrario sono le tipologie di truffe di cui sono vittime le donne sul web; in tali casi più che di ricatti a sfondo sessuale si tratta di un vero e proprio furto di sentimenti oltre che, naturalmente, di danaro.

In Italia, secondo i dati diffusi dall’Associazione contro le cybertruffe online, Acta, sarebbero circa 6.000 le donne vittime di questi raggiri, mentre secondo il rapporto relativo all’anno 2018 diffuso dall’FBI, in America il fenomeno ha raggiunto degli sviluppi preoccupanti e procurato perdite alle malcapitate di circa 2 miliardi e 400 milioni di euro.

La truffa affettiva segue sempre lo stesso schema: si scelgono come vittime donne sempre molto agiate economicamente ma “vulnerabili” sentimentalmente, poiché proprio il tipo di lavoro spesso le rende troppo impegnate per avere una vita sentimentale soddisfacente.

Altrettanto ripetitivo il cliché dell’uomo ideale che si presenta sempre come un professionista affermato nel suo lavoro, spesso all’estero per motivi lavorativi, ma colto, raffinato, presente, galante, interessato a creare un legame affettivo in barba alla lontananza fisica.

Ovviamente dietro il principe azzurro si cela non una sola persona ma un’organizzazione criminale ben strutturata e organizzata (spesso africana con sede in Ghana, Nigeria o in Costa d’Avorio) che, lungi dal voler creare relazioni sentimentali, mira solo e unicamente a spillare alle malcapitate quanto più danaro possibile.

 

Alcuni truffatori, per risultare più credibili non esitano a dare prove tangibili della loro esistenza per esempio mandando fiori in occasione delle ricorrenze, foto che li ritraggono in svariati momenti della giornata o, addirittura, effettuando delle videochiamate alla vittima, ovviamente utilizzando dei complici o delle immagini manipolate.

Quanto al modus operandi anch’esso è abbastanza rituale: dopo il corteggiamento, l’innamoramento e l’evolversi della relazione “sentimentale”, inizia la richiesta di danaro sotto forma di prestito, incasso di assegni internazionali, anticipo di somme che naturalmente verranno al più presto restituite.

Difendersi da questi criminali è tutt’altro che semplice poiché quest’ultimi sono abituati a fare breccia su leve emotive importanti e vengono scoperti dalle malcapitate, in molti casi, quando orami il danno è già fatto.

Tantissimi i casi di truffe amorose on line che hanno visto come vittime personaggi noti del mondo dello spettacolo e dello sport, a conferma della facilità con cui si può cedere in questi perversi tranelli sentimentali.

Da non trascurare, infine, il versante vittimologico, che con rifermento a tali fenomeni risulta particolarmente complesso: la vittima delle truffe affettive, infatti, si sente umiliata e delusa per ciò che ha subito oltre, ovviamente, a sentirti devastata per la “fine” di quella che riteneva una relazione sentimentale vera e propria.

Ciò fa nascere un senso di vergogna e paura che in molti casi prelude a veri e propri casi di depressione, importante, pertanto, fare capire alla vittima che non è sola, che non è certamente lei a doversi vergognare, che non va giudicata e ciò per evitare il pericolo di vittimizzazione secondaria, o victim blaming, già analizzato con riferimento ad altri fenomeni come ad esempio nei casi di porn revenge.

Ovviamente in tali circostanze può invocarsi la tutela giuridica previste in materia di truffa, tuttavia anche in questo, come in altri pericoli finora visti, la via preferibile resta quella della prevenzione che passa soprattutto attraverso la conoscenza di questi meccanismi criminali.

E questo principalmente per salvare il cuore, prima ancora del portafogli

A cura di Dott.ssa Claudia Ambrosio – Criminologa

NEW ADDICTIONS

ABSTRACT

La dipendenza da internet è un fenomeno relativamente recente, tuttavia il disturbo da abuso della rete telematica, L’INTERNET ADDICTION DISORDER (I.A.D.), riscuote molta attenzione da parte della comunità scientifica. In particolare è la ricerca in seno alle neuroscienze a destare nuovi interrogativi e ad aprire scenari inediti sulle conseguenze che l’esposizione massiva ad internet ha sul cervello umano. Le nuove dipendenze, o dipendenze senza sostanza, sviluppano inoltre, una vasta gamma di comportamenti problematici sul versante psicologico che potenzialmente possono sfociare anche in patologie psichiatriche. Questa nuova emergenza investe di responsabilità tutte e ciascuna “Comunità Educante” a livello planetario, le dipendenze necessitano sicuramente di interventi terapeutici di cura mirati, ma è inderogabile un lavoro di prevenzione primaria mediante piani di intervento sistematici psico-pedagogici su larga scala e sin dalla  più tenera età.

 Il fenomeno dell’Hikikomori: tra male di vivere e dipendenza da internet

Abstract

Un mondo di fragilità e di paura di vivere che conduce il soggetto al ritiro sociale volontario e al rifiuto di ogni contatto interumano.

Le nuove dipendenze riguardano attività che per la maggior parte delle persone rappresentano parte integrante del normale svolgimento della vita quotidiana, ma che per altri, a causa della loro pervasività, assumono caratterizzazioni problematiche e/o patologiche, con gravi ripercussioni sul normale svolgimento della vita del soggetto coinvolto. «Il cyberspazio[…] luogo in cui allenare e mettere in scena i propri Sé» (Turkle, 1997)[1] crea nuovi mondi e delinea fenomeni che si intrecciano con le New Addictions.

RIFERIMENTI

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Luigi A. Macrì