Tecnologie, Genitori e Minori

Nuovi Media: genitori e figli

Nuovi Media: genitori e figli

A livello digitale nell’era odierna diventiamo registi e protagonisti della comunicazione e dell’informazione; le sue diverse dimensioni della scena sociale cambiano a livello concettuale: il tempo; lo spazio; i contenuti; le relazioni; l’identità; e infine la partecipazione. Nel tempo i bambini diventano sempre più multitasking e non hanno più tempi di attesa.

Il ragazzino abituato alla pratica del multitasking sviluppa inconsapevolmente uno stile di attenzione diverso da chi è cresciuto in un ambiente alfabetico: non focalizza l'attenzione su un oggetto specifico, ma tiene sotto controllo più aspetti del suo campo percettivo. Si generano comportamenti compulsivi e diminuisce la capacità di riuscire a stare soli perché si utilizza il dispositivo tecnologico per riempire i vuoti.

Ma se non si sa stare soli ci si sentirà sempre soli! Si è sempre più mediati nella comunicazione dai dispositivi tecnologici, ma si è sempre di più incapaci di gestire emozioni autentiche e ci si deresponsabilizza attraverso questi perché fa più comodo della persona reale con le sue reazioni. Non bisogna idealizzare queste tecnologie né demonizzarle: sono semplicemente degli strumenti e dobbiamo imparare a non chiedere ad essi quello che non possono dare e invece a chiedere quello che possono offrirci. Non è facile capire quali siano i luoghi e i tempi opportuni per introdurli: dipende dalla maturità del bambino, dalle relazioni che intrattiene con i suoi genitori, dalle pratiche che sviluppa a casa, a scuola, con i suoi coetanei Ma a che età e con quali modalità introdurre gli schermi - della televisione, del videogioco, del computer, smartphone, tablet - nella vita dei bambini? Cosa possono fare gli adulti?

Lo scopo di questo articolo è cercare in base alla letteratura di dare consigli utili ai genitori per la fascia dei bambini della scuola primaria.

Introduzione

Gli schermi digitali oggi sono i protagonisti della socializzazione, viaggiano con noi, sono nella nostra tasca e quella dei bambini. Parlare di un’educazione agli schermi significa parlare di un’attenzione educativa che:

  • Non riguarda solo la scuola, ma la famiglia e i contesti di educazione formale/ informale.

  • Contiene la preoccupazione classica della Educazione dei media e della Educazione della tecnologia, che mirano a far sì che il soggetto si rapporti criticamente con i media, e sfrutti i dispositivi digitali come opportunità di apprendimento. Parlare di “medium” è importante perchè influenza le modalità con cui l’informazione sia a livello di trasmissione che di ricezione, gestione, rielaborazione definendo il campo di possibilità in si sviluppano forma e contenuto della comunicazione. I media di fatto rappresentano dei sistemi simbolici che esprimono e riflettono gran parte delle dinamiche culturali, dipendono dal senso comune, lo riproducono, vi fanno riferimento. Essi contribuiscono alla nostra capacità variabile di dare senso al mondo, di costruire e condividere i suoi significati. Quindi i nuovi media con le nuove tecnologie hanno un potere considerevole sia per l’immaginazione che nella costruzione della realtà sostengono le Dott.sse Alba Cortecci e Maria Rina Giorgi del coordinamento Pedagogico 0-6 del Comune di Firenze.;

  • Raccoglie le diverse “educazioni mediali” Per media education si intende quel particolare ambito delle scienze dell’educazione e del lavoro educativo che consiste nel produrre riflessione e strategie operative in ordine ai media intesi come risorsa integrale per l’intervento formativo. Rivoltella (Carocci, 2001)

  • I genitori quindi dovrebbero mobilitarsi, leggere, capire, stare con il proprio figlio, osservarlo, comprendere i suoi bisogni e le sue paure.

La “Dieta” dei nuovi media nel bambino

E’ sano se i genitori lasciano i figli da soli davanti al dispositivo digitale? Il problema degli schermi dei dispositivi tecnologici non si pone solo a livello individuale o familiare, è un problema sociale, che non si risolve con la colpevolizzazione degli utenti, ma con la riscoperta di molteplici forme di legami sociali e la capacità di proporre ai bambini progetti creativi e socializzanti. La formula “3-6-9-12” indica quattro tappe fondamentali: 3 anni, l'entrata nella scuola dell'infanzia; 6 anni, la primaria; 9 anni, l'incontro con la letto-scrittura; 11-12 anni, il passaggio alla scuola secondaria. La regola 3−6−9−12 del Prof. Serge Tisseron non riguarda quindi solo la famiglia, ma anche la scuola, la sanità, i poteri pubblici. Secondo questo prof. così come esistono regole per introdurre nella dieta del bambino latticini, verdure e carne, allo stesso modo è possibile immaginare una "dietetica" degli schermi, per imparare a usarli correttamente. Diventa importante proporre pratiche virtuose piuttosto che di continuare a denunciare i pericoli. Le indicazioni fornite vanno in tre direzioni:

  • apprendere l’autoregolazione cioè fissare per i più piccoli delle fasce orarie per usare i dispositivi e fare dei patti educativi;

  • la pratica dell’alternanza logica dell’et−et che si basa sulla diversificazione degli stimoli e l’incoraggiamento del bambino a sviluppare attività che servono a mobilitare i suoi sensi e le sue dita;

  • l’accompagnamento: serve tempo, pazienza, capacità di lettura dei fenomeni, disponibilità ad affiancare il bambino crescendo insieme a lui. Se aiutato dall’adulto, il bambino impara a costruire il racconto di quanto ha visto e passa dal pensiero spazializzato tipico degli schermi al pensiero lineare del linguaggio parlato e scritto.

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Tra i 6 e i 9 anni: il bambino ha bisogno di scoprire le regole del gioco sociale. Vantaggi degli schermi: le diverse forme di intelligenza continuano ad essere portate in gioco e gli schermi possono contribuirvi. Le strategie che il giocatore è invogliato ad attivare possono stimolare l’apprendimento di determinate competenze, ad esempio la capacità di innovazione. Gli schermi preparano così il bambino a una società dell’informazione in cui la riflessione strategica, la creatività e la cooperazione sono delle facoltà essenziali. Pericoli degli schermi: tenuto conto della violenza presente su numerosi schermi, è preferibile rispettare le età raccomandate per la loro fruizione. Allo stesso tempo, il dialogo in famiglia che permette al bambino di dare un senso a quello che ha visto e provato è indispensabile, come anche la valorizzazione della compassione e della solidarietà.

Niente PC nella camera dei bambini, né tablet, né smartphone: stabilire regole chiare sui tempi di gioco e più in generale sui tempi che si può passare davanti allo schermo. Si tratta di un contratto individuale che deve tenere conto di due cose: il bambino può gestire il suo tempo−schermo come più gli piace scegliendo tra i differenti dispositivi cui ha accesso, ma allo stesso tempo deve dedicare del tempo ad altre attività che coinvolgono il suo corpo e le sue relazioni con i coetanei.

Far rispettare le indicazioni d’uso dei videogiochi, ma tenere presente che i bambini possono accedere a Internet o a videogiochi che non sono fatti per la loro età, attraverso fratelli più grandi, o amici, per questo è essenziale stabilire per ciascun tipo di schermo delle regole, esplicite all’interno della famiglia, e prendersi del tempo per parlare del da farsi. Familiarizzare con i videogiochi, i film e i fumetti che i vostri figli potrebbero guardare. Con la crescita del bambino, il comportamento protettivo del genitore si deve accompagnare a un discorso che non si limiti a invitarlo a non fare certe cose, ma che espliciti le ragioni per cui deve imparare a proteggersene da solo. È meglio non dire che alcuni programmi sono vietati perché è ancora piccolo e che sono riservati ai soli adulti, si otterrebbe l’effetto opposto.

Creare un profilo per il vostro bambino sul computer di famiglia in modo che abbia accesso ad un proprio spazio personale e impostate le opzioni di gioco della play−station. Internet, prima dei 9 anni presenta poco di interessante e molti pericoli, un’ottima prevenzione è introdurre per vostro figlio spiegando il diritto alla privacy e all’immagine e i problemi che si presentano continuamente quando si naviga in Internet; fatelo prendere parte alla scelta di fotografie di famiglia. Quali si decide di non pubblicare? Quali conservare e di quali invece sbarazzarsi? Si tratta di un’attività familiare condivisa, orientata ad un obbiettivo concreto. Grazie a quest’attività apparentemente banale, il bambino interiorizza il suo diritto sulle immagini in cui lui viene rappresentato. Così avrà meno la tendenza a pubblicare qualsiasi cosa su internet. Infine, non dimenticate che non è mai troppo presto per parlare del potere della pubblicità su di noi.

Molti bambini oggi iniziano ad essere presenti sui social network a 9 anni, occorre quindi prepararli in anticipo e la cosa migliore è iniziare dai primi anni della scuola primaria per avviare il bambino alla comprensione dei pericoli e dei benefici degli schermi, e la scuola può giocare un ruolo ancora maggiore fornendo al bambino delle risorse allo stesso tempo teoriche e pratiche. L’educazione a internet riguarda anzitutto il diritto all’immagine e il diritto all’intimità, con la differenza tra spazio intimo e spazio pubblico. Si deve introdurre ai bambini alle tre caratteristiche specifiche di Internet: tutto quello che ci si mette può diventare di dominio pubblico; tutto quello che ci si mette resterà per sempre; tutto quello che ci si trova richiede attenzione non deve essere creduto prima di essere stato messo a confronto con altre fonti.

L’insegnamento dell’informatica può iniziare a quest’età, altrettanto importante è spiegare i modelli economici e di marketing di Internet: videogiochi, Facebook, Google, YouTube Sarebbe molto rischioso lasciar credere ai bambini che i servizi che queste aziende ci mettono a disposizione siano gratuiti.

Sappiamo che un’applicazione sul dispositivo tecnologico può modificare in autonomia le configurazioni di sistema del dispositivo; può raccogliere informazioni sulle funzionalità e programmi/servizi usati può leggere i dettagli relativi ai contatti con cui si è collegati può accedere ad informazioni legate alla registrazione audio e a quelle collegate alle telefonate (numero di telefono, numero che si sta chiamando, se la chiamata è attiva, ecc.).

C’è un enorme bisogno di educazione e d’informazione del cittadino riguardo all’impatto di ciò che facciamo in Internet, che dovrebbe iniziare alla Scuola Primaria. Infatti la maggior parte dei navigatori ignorano la loro identità digitale, non appena ci connettiamo a Internet, iniziamo a lasciarvi delle tracce attraverso l’indirizzo IP; il secondo tipo di tracce che lasciamo sono quelle che lasciamo volontariamente; il terzo tipo è l’insieme delle nostre scelte di navigazione: in ogni istante dei cookies provenienti dai diversi siti che visitiamo si annidano nel nostro computer, per costruire un’immagine la più precisa possibile delle nostre preferenze. Queste tracce vengono poi vendute a delle imprese che le utilizzano a fini commerciali. Infine, un’ultima fonte della nostra identità online è costituita da tutte le informazioni che gli altri pubblicano su di noi senza che lo sappiamo.

In Italia vi è la presenza della Polizia postale e delle comunicazioni, l'unità specializzata incaricata della repressione dei crimini informatici del world wide web Essa si basa su poteri di indagine dedicati, omologati dalla legislazione specifica, vale a dire le indagini sotto copertura, l'acquisto di materiale illegale, posticipando gli atti obbligatori come perquisizione, sequestro e arresti.

L’attività di contrasto sotto copertura richiede il necessario utilizzo di agenti specializzati, in quanto competenti dal punto di vista tecnico informatico e contestualmente capaci di un corretto approccio psicologico con i potenziali futuri indagati. Quindi rappresenta un punto di riferimento per la comunità.

Tra i 9 e i 12 anni: il bambino ha bisogno di esplorare la complessità del mondo. Sarebbe meglio evitare i giochi con cui si gioca da soli e preferire i giochi multiutente, di preferenza in contatto di prossimità. A quest’età si possono sviluppare molte attività creative che potranno orientare in maniera duratura il modo di usare gli schermi più tardi, in adolescenza. Il pericolo più grande è quello di dedicarvi troppo tempo, insieme alla presenza della violenza sugli schermi.

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Determinare a quale età vostro figlio potrà avere il suo cellulare, fissare in anticipo anche delle regole d’uso che valgono per tutti i componenti della famiglia, per fare capire ai bambini, attraverso l’esempio e non a parole, che c’è un momento adatto per ogni cosa e che se si vuole vivere bene insieme certe regole devono essere rispettate e condivise. E’ importante ogni giorno parlare di quel che ha visto, di quello che i suoi amici guardano e di quel che condivide con loro. Il bambino che racconta quel che ha visto su uno schermo passa da una forma di pensiero più spazializzato e atemporale a una costruzione narrativa. Quest’età è anche quella in cui i ragazzi sono ansiosi allo stesso tempo di esaltare la loro originalità e di far parte di un gruppo.

Conclusioni

Imparare a vedere diversamente significa allo stesso tempo guardare gli schermi in modo diverso e riflettere sul loro spazio nella nostra vita.

Le tecnologie digitali dovrebbero essere considerate come dei nuovi strumenti che ampliano la gamma delle nostre possibilità. Con gli schermi interattivi, l’essere umano possiede, per la prima volta, un supporto per la sua intelligenza spazializzati, tanto importante quanto la scrittura e il libro lo sono per l’intelligenza narrativa. A condizione tuttavia di non dimenticare che i benefici sono più facilmente accessibili a coloro che hanno già in precedenza imparato a gestire il pensiero lineare e l’intelligenza narrativa. Consentendo di mischiare testi e immagini, le tecnologie digitali contribuiscono in effetti a incrociare i due modelli di pensiero corrispondenti.

Chi non ha integrato riferimenti spaziali e temporali corre il rischio di perdersi negli schermi. Il secondo consiglio riguarda le formidabili potenzialità della produzione digitale. Sappiamo tutti che i bambini, se incoraggiati e ben guidati, sono incredibilmente creativi. Sta a noi renderci disponibili a questa scoperta.

Bibliografia

  • P. C. Rivoltella, Le virtù del digitale, Morcelliana, Roma, 2015.
  • Alessandro Baricco, The Game, Einaudi, 2018
  • P.C. Rivoltella, Media Education. Idea, metodo ricercaLa Scuola, Brescia, 2017
  • M. Prensky, H. Sapiens Digitale. Dagli immigrati digitali e nativi digitali alla saggezza digitale, in “Tecnologie Didattiche”, 2010, in: http://goo.gl/ecT3h
  • H. Jenkins, Culture partecipative e competenze digitali. Media Education per il XXI secolo, Guerini, Milano, 2010
  • Serge Tisseron, 3-6-9-12 Diventare grandi all'epoca degli schermi digitali, La Scuola, 2016
  • Silvia Gregory, I figli crescono. Favole e computer, Alpes, 2017
  • Corso on line digitale in corso “La cassetta degli attrezzi digitali per il docente per tutte le discipline#2”, relatore Prof. Roberto Sconocchini, 2022, SCUOLA FUTURA (STEM)
  • Famiglie 2.0 praticare la media education con bambine, bambini e famiglie, il ruolo delle tecnologie digitali nell’educazione dei bambini e delle bambine, Palazzo degli Innocenti Firenze, Università degli studi di Firenze, Comune di Firenze ,2006.

Sitografia

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https://www.commissariatodips.it/ https://www.generazioniconnesse.it/


a cura di Giovanna Brutto

RIFERIMENTI

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