Tecnologie, Genitori e Minori

Casa, abbiamo un problema

Casa, abbiamo un problema

Cari genitori,

oggi l’uso delle nuove tecnologie ci induce a ripensare più profondamente il processo educativo che investe in primis la genitorialità.

Questo numero speciale vuole offrirsi quale strumento utile ai genitori per affrontare con la dovuta oculatezza il rapporto tra tecnologia ed educazione dei figli.

La familiarità che i figli dimostrano di avere nell’uso del digitale non è sempre sinonimo di “buon” uso.

L’O.M.S. (Organizzazione Mondiale della Sanità) mette in guardia: Il bimbo touch è infelice, e rischia di ammalarsi”.

Un utilizzo massiccio e non equilibrato dei media digitali riduce la qualità della relazione interpersonale. Infatti, ove esso diventi patologico si smette di progettare lo stare insieme, non si interagisce con l’ambiente reale, non si vive una esperienza multisensoriale, ci si distacca dalle asperità del mondo, quelle che rendono adattivi e resilienti all’imprevisto.

Il martellamento di input cui sottende una intelligenza artificiale, se non mediata da un dialogo affettivo e riflessivo, incide sulla perdita del principio di effettività, di realtà, determinando un solipsismo che va di pari passo con lo scoraggiamento, la perdita di autostima, il senso di comprensione dell’altro percepito fisicamente ed emotivamente distante.

Il bambino lasciato da solo non acquista in autonomia ma in vulnerabilità essendo i pericoli del web subdoli e alcuni incommensurabili. Non è possibile misurare la portata del danno di ciò che transiti su internet, essendo un universo non controllabile in termini di tracciamento e utilizzo dei dati online e offline da chi ne viene fatalmente in possesso.

Immagine12In particolare, l’immissione sul web di una foto censurabile che attenga alla propria persona può danneggiare da adulti, ove un datore di lavoro chieda di appurare l’affidabilità e la morigeratezza del candidato rispetto ad una certa occupazione lavorativa.

Nei siti gratuiti dove apparentemente non esiste la vendita del prodotto, il prodotto sei tu. Dietro a questo tu generico, indichiamo l’utente. La raccolta dei dati sulle abitudini dell’utente permettono attraverso dei tracciamenti di carpire gusti e costumi a vantaggio della politica consumistica e della profilatura del soggetto, oggetto di interesse di chi ne vuole sfruttare la potenzialità di guadagno economico.

Un adulto si chiede come mai dopo l’acquisto online di un biglietto Milano-Roma i siti consultati consiglino una compagnia aerea che promuove un prezzo last-minute sullo stesso itinerario, ma un bambino se non reso consapevole può cadere nella trappola della rete.

Il bambino in rete è trattato alla stregua di un potenziale consumatore per il quale il messaggio pubblicitario agisce in senso inverso. Anziché suggerire la soluzione all’insorgere del bisogno offre ipotesi di soluzioni per far insorgere bisogni che a lungo andare diventano spasmodici e compulsivi perché sostitutivi di attenzione, dialogo, comprensione, ascolto da parte delle figure di riferimento.

Nella sfera scolastica si è appurato che spesso la stanchezza fra i banchi di scuola già dalle prime ore di lezione è legata non tanto alla iperstimolazione di flussi dati dello smartphone di turno che di per sé eccitano gli stati mentali a detrimento delle facoltà di concentrazione e lucidità, ma sempre più di frequente da notti insonni trascorse a giocare ininterrottamente fino all’alba con amici reali o virtuali da sfidare in una lotta all’ultimo sbadiglio.

Un capitolo inquietante è quello dei contenuti non adatti all’età e disponibili in rete che scatenano dinamiche di gruppo connotate da aggressività consumata sulle molteplici chat di messaggistica istantanea costellate da stickers ed emoticon di cattivo gusto, per usare un eufemismo.

I rischi di manipolazione ed adescamento si riducono se si evita di dar seguito a blandizie o falsi SOS da indirizzi assai poco credibili. Il tenore delle frasi è: sei bellissima, hai un cuore d’oro. Sono un bambino e ho bisogno di aiuto. Proviamo a decodificarla: lusinga e avvicinamento, apprezzamento su una qualità morale che fa intendere una conoscenza ravvicinata. Richiesta d’aiuto sotto falsa identità. Soluzione? Bloccare questi contatti, riconoscerli e neutralizzarli.

Attraverso chat e videochat si consumano comportamenti irrispettosi subiti o agiti platealmente la cui portata è decisamente amplificata dall’anonimato o dal limitato coinvolgimento emotivo perché manca sguardo e prossemica.

Se un alunno non guarda negli occhi il docente quando è in atto una interlocuzione qualche domanda la scuola se la pone.

Nei casi in cui la situazione sia sfuggita di mano una soluzione è prendersi per mano coi propri figli e guardarsi negli occhi.

È poi vero che un uso virtuoso permette di risparmiare tempo e denaro, di collaborare a distanza per raggiungere obiettivi di apprendimento; realizzare eventi che non si potrebbero altrimenti organizzare per la distanza; fruire di materiali e contenuti un tempo custoditi e fruiti solo in biblioteche e videoteche; la digitalizzazione del libro lo rende tascabile e fruibile ovunque. La scrittura digitale se alternata a quella manuale, consente una riflessione e una reversibilità progressivamente migliorativa che il cartaceo non rende performante alla stessa velocità.

Ritornando alle prime battute, i bambini vanno educati al “buon uso”. Servono regole monitorate dai genitori per creare dei riti. Quanto alla storia dei nativi digitali appurato che i bambini non hanno alcuna competenza digitale innata ma semplicemente una capacità adattiva spiccata con l’ambiente che li circonda, non va dimenticata la naturale crescita caratterizzata da ritualità, da interazione sociale e da tappe esperienziali.

Il genitore non è chiamato ad essere né autoritario né amico. La terza possibilità è un maestro di vita. Il compito è si arduo ma chi lo ha mai detto che è facile fare il genitore?

Un rapporto stretto tra scuola e famiglia sancisce il patto formativo di corresponsabilità educativa che aiuta il delicato compito di assicurare benessere e successo formativo ai nostri piccoli e meno piccoli, futuri cittadini del mondo.

Claudia Cremonesi

a cura di

Maria Brutto

Dirigente Scolastico

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