Tecnologie, Genitori e Minori

Digital Detox: strategia off-line contro la nomofobia

Digital Detox: strategia off-line contro la nomofobia

L’evoluzione tecnologica ha inciso notevolmente in ogni contesto di vita, inglobandone benefici e rischi. L’iper-connessione con la realtà digitale ha reso labile l’umana capacità di autocontrollo, causando una vera e propria dipendenza da tecnologia sfociata nella c.d. nomofobia. Per contrastare questo disturbo sociale, diversi esperti e studiosi propongono una strategia off-line, quella della Digital Detox, da attuare con la consapevolezza che la soluzione non è eliminare il digitale dalle proprie vite quanto imparare a riequilibrare il proprio benessere psico-fisico attraverso il rinnovo del temperamento digitale e la consapevolezza dei più recenti e globali obiettivi di sostenibilità e innovazione.

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L’evoluzione tecnologica ha inciso notevolmente in ogni contesto di vita, da una parte incrementandone benefici e migliorandone la qualità, d’altra parte, contestualmente, inglobandone innumerevoli rischi.

Infatti, l’utilizzo smodato dei diversi dispositivi tecnologici e l’iper-connessione con la realtà digitale hanno reso labile l’umana capacità di autocontrollare la tendenza al legame con la sfera digitale, con un conseguente effetto negativo che ha condotto ad una vera e propria problematica di dipendenza. Non a caso, sebbene la dipendenza dalla tecnologia non sia ancora riconosciuta nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM – V) e molti studiosi ed esperti lottano affinché ciò possa avvenire presto, altrettanti specialisti e conoscitori del problema individuano nel comportamento degli iper-connessi una vera e propria dipendenza comportamentale.

Per definire il terrore di rimanere disconnessi dalla rete mobile è stato recentemente coniato il termine inglese nomophobia. Il neologismo origina dall’abbreviazione dell’espressione “no-mobile-phone”, a cui oramai si ricorre non solamente per indicare la dipendenza da smartphone, ma anche per denotare più genericamente la sottomissione a qualsiasi dispositivo digitale. Una vera e propria psicopatologia, che porta chi ne è affetto ad avere sintomi identici a quelli di chi soffre di attacchi di panico, come ansia, sconforto, instabilità emotiva, rabbia, difficoltà di concentrazione, ogniqualvolta si trovi nell’impossibilità di utilizzare lo smartphone o simili dispositivi. Chi soffre di nomofobia spesso, conseguentemente, soffre anche di ringxiety ed è quindi convinto di percepire il provenire dal proprio cellulare di notifiche inesistenti, generando così stati d’ansia dovuti a vere e proprio illusioni uditive.

Molti genitori, fin dai primi mesi di vita dei propri figli, per abdicare al loro ruolo di educatori e inconsapevoli dei rischi reali che si corrono avvicinando i dispositivi tecnologici ai bambini già al momento dell’allattamento o dello svezzamento, sottopongono l’attenzione degli stessi a delle attrazioni digitali particolarmente nocive per un sano rapporto parentale e un inalterato sviluppo pisco-emotivo e relazionale.

Tuttavia, la fascia d’età maggiormente colpita è quella fra i 18 e i 25 anni, tendente all’utilizzo maggiore dei device soprattutto a causa dei problemi legati alla bassa autostima e alle relazioni sociali, tipiche di quel determinato periodo di vita; forse perché, come ebbe ad interpretare il noto sociologo Zygmunt Bauman, “la generazione meglio equipaggiata tecnologicamente di tutta la storia umana è anche la generazione afflitta come nessun’altra da sensazioni di insicurezza e di impotenza”.

David Greenfield, professore di Psichiatria all’Università del Connecticut, spiega che questa dipendenza influisce sulla produzione della dopamina, neurotrasmettitore del piacere e della ricompensa, che tende pertanto ad aumentare ogniqualvolta si ottiene un nuovo obiettivo social (come, ad esempio, un like rivolto ad un post Facebook o ad una nuova fotografia su Instagram).

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Per contrastare il disturbo nomofobico e aiutare le persone a staccare la spina dei propri dispositivi digitali si sono iniziati a studiare i benefici di una nuova strategia off-line, quella della Digital Detox. Si tratta di una dieta innovativa, volta non a contrastare i chili di troppo, come l’assonante Detox Diet, bensì finalizzata a disintossicarsi dall’ingestione digitale e a tutelare il proprio diritto alla disconnessione dal mondo virtuale e dalla cultura dell’iper-connessione, nata inevitabilmente da nuove istanze sociali, fra cui la necessità di aumentare le occasioni di socialità, e lavorative, come una maggiore disponibilità allo smart-working e al remote-working, che, con la recente crisi pandemica da Covid-19, si sono rivelate sempre più imperiose.

Nuovi studi e innovative progettualità, anche in termini di strategie aziendali, seguono la metodologia Digital Felix, che suggerisce come bilanciare vita professionale e dimensione personale, incrementando produttività, concentrazione e benessere psico-fisico, con la consapevolezza che eliminare il digitale dalla propria vita non è una soluzione ma staccare la spina in alcuni momenti di routine quotidiana e cambiare la propensione ad alcune abitudini, come il check-up mattutino delle e-mail o la connessione ai social network prima di addormentarsi, potrebbe rivelarsi fondamentale. Di ciò tratta Alessio Carciofi, docente in Marketing & Digital Wellbeing presso l’Università di Pisa, nel libro Digital Detox. Focus & produttività per il manager nell'era delle distrazioni digitali.

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Sulla stessa scia, Tanya Goodin, esperta di digital detox e fondatrice del movimento per il benessere digitale Time to Log Off, nel suo libro Off: Your Digital Detox for a Better Life, con cui l’imprenditrice digitale offre una guida per imparare a coltivare un rapporto più sano con i dispositivi tecnologici, attraverso la consapevolezza dei rischi che si corrono con l’utilizzo eccessivo dei device e dei benefici che, al contrario, è possibile ricavare da una maggiore connessione con gli altri e con le proprie passioni e i propri hobby.

Nient’altro che una strategia off-line contro la nomofobia, una volontaria e benefica detossicazione dall’ambiente digitale, in linea con i più recenti e globali obiettivi di sostenibilità e innovazione.

Una sfida contro la crisi ambientale e sociale, da avversare con la cognizione di un rinnovato temperamento digitale che sia in grado di riequilibrare il benessere psico-fisico dell’individuo nella collettività.

BIBLIOGRAFIA

  • Carciofi A., Digital Detox. Focus & produttività per il manager nell'era delle distrazioni digitali, Hoepli, 2017
  • Goodin T., Off: Your Digital Detox for a Better Life, Abrams, 2018

SITOGRAFIA

Claudia Cremonesi

a cura di

Ludovica Zoccali

Dottoressa in Giurisprudenza

Dottoranda di Ricerca in Ordine Giuridico ed Economico Europeo

presso l’Università degli Studi Magna Graecia di Catanzaro

RIFERIMENTI

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