Scienze ed altri saperi

L’animazione, dalla carta al silicio

L’animazione, dalla carta al silicio

a cura di Luca Passafaro - Animatore 2D – Cartoonist

Lo sviluppo tecnologico del cinema d’animazione è stato caratterizzato da una rimediazione, intesa quale evoluzione nell’uso degli strumenti oggi protesi al digitale.

Partendo dall’assunto che quanto segue vuole essere una semplice sintesi, frutto di conoscenze acquisite negli anni di studio e lavoro nel settore del cinema d’animazione, riporto un evento che risale ai miei primi anni di studio: durante una conferenza in cui Bruno Bozzetto raccontava come avesse iniziato a fare cartoni animati, egli spiegò in modo molto semplice e immediato come costruire una multiplane camera utilizzando soltanto un asse da stiro e una cinepresa!

Parto con questa storia poiché la multiplane camera, che oggi è riposta nel Walt Disney Family Museum, ci permette di riflettere sul cambiamento dei sistemi di produzione del cinema d’animazione.

Per avere una visione più chiara di quanto stiamo dicendo, andremo a sintetizzare in pochi punti quale percorso bisognava seguire per potersi mettere comodi in una sala cinematografica e guardare un film d’animazione sul grande schermo.

Scritta la storia e sviluppata una sceneggiatura, i primi a mettersi in moto erano gli storyboard artists, i quali tuttora non hanno cambiato identità lavorativa poiché anche oggi essi lavorano per poter sapere se un film funziona o meno: infatti, lo storyboard non è altro che la messa in scena non animata ma visivamente coerente di tutta la storia. A questo punto, capitanati dalla direzione artistica, gli animatori iniziavano a disegnare su carta i protagonisti della storia seguendo la recitazione più adatta al doppiaggio iniziale che veniva fornito. In tante occasioni ci sono stati lunghi periodi di formazione e allenamento per poter visualizzare, nel miglior modo possibile determinati personaggi, per l’appunto circa la realizzazione de La carica dei 101 sono famose le foto di tutti gli animatori che sono intenti a disegnare dal vivo diversi esemplari di dalmata.

Una volta realizzate delle animazioni coerenti e idonee alla narrazione del film, avveniva il primo passaggio fondamentale per avere un’ anteprima del prodotto finito ossia il pencil test, il quale non era altro che un montaggio su pellicola di ogni singolo fotogramma disegnato dall’animatore e successivamente fotografato in sequenza progressiva. Quando le animazioni erano approvate definitivamente i disegni degli animatori venivano sviluppati dai dipartimenti di clean up e colorazione (o per gli addetti del settore ink and paint) i quali si occupavano di inchiostrare e colorare le animazioni su fogli di acetato trasparente che veniva, in fase finale, riposto sul livello specifico della multiplane camera dove un operatore assieme ai suoi assistenti scattava una fotografia ad ogni singolo disegno gestendo in contemporanea i movimenti camera necessari a far fluire la storia.

Nel 1937 la prima versione di questo innovativo strumento per fare cinema venne utilizzata per il primo lungometraggio animato della storia, ossia Biancaneve e i sette nani. Come ogni tecnologia l’impiego di essa era proporzionato al tipo di produzione: produzione più complesse e con budget più importanti prevedevano l’uso di maggiori livelli di profondità, cosa che non avveniva per cortometraggi più economici.

Oggi tutto questo processo viene svolto attraverso lo sviluppo di softwares dedicati: le animazioni possono essere disegnate con l’ausilio di tavolette grafiche che, proiettando lo schermo del computer in un monitor di dimensioni piuttosto elevate (solitamente negli studi si utilizzano tavolette da 22”), permettono all’animatore di poter lavorare come se avesse davanti un foglio di carta.

In conclusione: lo sviluppo tecnologico del cinema d’animazione è in continua evoluzione. Come

abbiamo visto i sistemi di produzione sono cambiati ma le vecchie tecniche non sono state dimenticate: infatti, semplicemente hanno subito una rimediazione cioè un passaggio da un medium all’altro come in questo caso dalla carta, su cui si disegnava con matita, al silicio di cui è prevalentemente composto un computer con il suo hardware.

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