Editoriali

Social... non social

Social... non social

La rete, i servizi on-line, i social network non costituiscono più un mondo virtuale separato da quello reale.

Essi permeano in profondità la vita di ognuno di noi creando un nuovo ecosistema fondato sull’interconnessione.

Le caratteristiche di questo nuovo ecosistema sono ben rappresentate nell’ultimo film - documentario del 2016 diretto da Werner Herzog: Lo and Behold – Internet « il futuro è oggi» che orienta lo sguardo su fenomeni diversi, ma strettamente collegati tra di loro quali: le grandi potenzialità della rete, i successi nel campo della robotica, la vulnerabilità della privacy, la dipendenza dal gaming, il dilagare dell’odio in rete, il cyberbullismo.

Sempre secondo la tesi del film, un mondo sprovvisto di connessione sarebbe l’equivalente di un mondo senza energia.

Ciascuno potrebbe scegliere di non usare più smartphone, computer o altro dispositivo; tuttavia un mondo senza connessione a internet non sarebbe più immaginabile, se non come scenario “catastrofico”.

Lo spazio virtuale presenta infatti, potenzialità incredibili che generano contemporaneamente dimensioni di comfort e di benessere e ambienti problematici e ostili che bisogna imparare a conoscere.

Come scritto nelle linee di orientamento per azioni di prevenzione e di contrasto al bullismo e al cyberbullismo (aprile 2015) «La vera sicurezza non sta tanto nell’evitare le situazioni potenzialmente pericolose, ma nell’acquisire gli strumenti necessari per gestirle».

Secondo la Dichiarazione di Kandersteg del 2007, le azioni da intraprendere dovrebbero prevedere lo sviluppo di un sistema integrato di politiche sociali che attivino azioni mirate di prevenzione e formazione.

La prevenzione è infatti possibile, a condizione che esista un sistema (familiare, sociale, istituzionale) attento ai segnali del disagio, ma anche capace di promuovere risorse, potenzialità, competenze.

E’ sempre più condivisa in campo scientifico l’idea che la salute del bambino e dell’adolescente non possa più essere definita unicamente come “assenza di malattia fisica e mentale, ma vada intesa come il livello di 6/10 benessere fisico, psichico e sociale dell’individuo” (Telefono Azzurro, 2007).

Tale benessere si costruisce attraverso l’acquisizione di tutte quelle competenze: sociali, di comunicazione, di problem solving necessarie ad affrontare le varie tappe della crescita e le difficoltà insite nella quotidianità della vita.

La mancanza di un sistema di significati può portare, infatti, ad una perdita della dimensione progettuale e alla costruzione di “un senso” solo nella contingenza del “qui ed ora”, che fa perdere di vista oltre che la propria storia anche la dimensione futura della vita.

Come dice la regina Raina di Giordania “Noi diventiamo più forti quando ascoltiamo e più intelligenti quando condividiamo”; tuttavia essere intelligenti vuol dire avere la curiosità di conoscere gli strumenti che si utilizzano.

I social network hanno implementato il livello di libertà a disposizione di ciascun essere umano, facilitando la possibilità di parlare con altre persone, di condividere opinioni, documenti e materiale di qualsiasi genere.

Dunque perché mai bisogna smettere di essere liberi...?

Alla fine, la sfida è tutta qui: utilizzare adeguatamente la propria libertà, anche sui e con i social network, senza mai perdere di vista la differenza tra quel che è vero e quel che sembra vero, tra quel che è realtà e quello che è solo apparenza.

Bisogna allenarsi ad usare questa libertà senza farsi schiacciare da essa, e soprattutto senza danneggiare l’altro da noi.

Prof.ssa Rosa Suppa

Dott.ssa in Scienze dell'Educazione

Teorie e Metodologie dell'E-Learning e della Media Education

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