Tecnologie, Genitori e Minori

Meno digitale nelle scuole materne svedesi

di Massimiliano Nespola*

Una scelta in linea con le raccomandazioni OMS a tutela dei più piccoli

L’impatto delle tecnologie sui bambini è un tema di costante interesse per “Icted Magazine”. Ai lettori interessati al tema, non sarà sfuggita in questi giorni la seguente notizia arrivata dalla Svezia: la Ministra dell’Istruzione Lotta Edholm ha stabilito l’eliminazione dell’apprendimento digitale per i bambini al di sotto dei sei anni.

Un provvedimento del genere ha avuto una certa attenzione sulla stampa. Alcuni titoli, come spesso accade, hanno esteso la portata del provvedimento, lasciando intendere che l’impostazione delle politiche del Ministero svedese sarebbe in qualche modo avversa alle tecnologie. Tuttavia, bisogna anzitutto comprendere nei dettagli la natura del provvedimento. Anzitutto, esso nasce per controbilanciare una decisione di segno opposto dell’Agenzia nazionale per l’istruzione: quella cioè di rendere obbligatori i dispositivi digitali nelle scuole materne.

Ecco quindi che questo fatto si presenta come un’ennesima riproposizione della dicotomia tra apocalittici e integrati, nel campo degli studi sui mezzi di comunicazione. E, come spesso si verifica, la verità sta in mezzo; o meglio, nelle molte sfumature che si rilevano quando ci si approccia a temi del genere.

svezia

Ma è l’Organizzazione mondiale della Sanità che ha fatto da tempo chiarezza in merito, guardando ai minori: secondo l’OMS invero, i processi di apprendimento, specialmente tra i più piccoli, non sono affatto agevolati dall’utilizzo di tecnologie digitali. Per sviluppare empatia, socialità e anche contrastare l’obesità, è necessario mettere in atto alcuni comportamenti, per i minori, su cui ci soffermeremo.

Anche per gli adulti, comunque, l’utilizzo delle tecnologie digitali non sempre è risolutivo, per esempio quando più persone si trovano a dover interagire con le innumerevoli piattaforme oggi disponibili. I tempi di risposta sono differenti, anche solo per fattori generazionali e, in generale, perché le modalità di utilizzo variano in base a predisposizioni e scelte personali.

Sfogliando poi la pubblicazione dal titolo “Dipendenze da Internet”, diffusa nel marzo 2022 dall’Istituto superiore di Sanità, colpiscono alcuni dati interessanti. Una affermazione su tutte, a livello generale, è quella secondo cui “La letteratura sulla prevenzione della dipendenza da Internet è scarsa”. Ma anche volendo indagare, nello specifico, sul fenomeno del ritiro sociale indotto dalle tecnologie, la cosiddetta sindrome di hikikomori, si riscontra che “Il concetto di hikikomori presenta una serie di criticità, prime fra tutte l’assenza di una definizione chiara del problema e un consenso condiviso sui criteri diagnostici rappresentato nei diversi studi”.

Parlare di riscontri scientifici del genere non vuol essere un modo per criticare le scelte del governo svedese: è anzi opinione di chi scrive che senz’altro l’esposizione eccessiva alle tecnologie sia dannosa, sia per la mente che per il corpo. Tuttavia, è altrettanto vero che la materia è oggetto di studi recenti. Ciò può spiegare il fatto che non vi sia accordo tra gli studiosi su alcune definizioni. Bisogna quindi continuare ad indagare; è necessario investire tempo e risorse per l’elaborazione di modelli e concetti condivisi, nell’ambito degli studi su una corretta esposizione alle tecnologie digitali, proprio partendo dal delicato terreno dell’infanzia.

Nel frattempo, appare qui utile citare le principali raccomandazioni dell’OMS (anno 2019) per ciò che attiene all’uso dei dispositivi per i più piccoli:

Bambini da zero a due anni - Divieto assoluto di restare fermi davanti a uno schermo. Fino a un anno di età, attività fisica diverse volte al giorno; da uno a fue anni, almeno tre ore di attività fisica quotidiana.

Bambini dai due ai quattro anni - non dovrebbero essere mai lasciati per più di un’ora a guardare passivamente lo schermo televisivo o di altro genere, come cellulari e tablet; raccomandate almeno tre ore di attività fisica giornaliera, di cui almeno una di forte intensità.

*giornalista pubblicista

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