Sicurezza Informatica

Smart Auto: avanza la digitalizzazione ma quanto sono protette? di Davide Sorrentino

Abstract - L’evoluzione tecnologica e dell’intelligenza artificiale (IA) ha reso possibile avere a disposizione delle auto che possono “guidare da sole”. Inutile elencare i benefici, specie per chi non ama guidare o semplicemente è costretto a stressanti spostamenti ogni giorno. Ma siamo sicuri che tutta questa autonomia non si trasformi in un incubo per l’utilizzatore?

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Le auto “che si guidano da sole” sono ormai realtà: online è possibile trovare centinaia di video in cui vedere i test dei prototipi costruiti da diversi produttori (Google, Tesla, etc.). I vantaggi sono innumerevoli ma gli svantaggi che si presentano, possono seriamente ostacolarne la diffusione. La presenza di sensori ed altre componentistiche sempre connesse in rete permettono all’utente di usufruire di interfacce che rendono più piacevole il viaggio ma allo stesso tempo possono fornire un accesso al sistema “veicolo” dall’esterno. Non di meno, bisogna pensare che un’auto connessa coinvolge più utenti (cioè i passeggeri) per cui la sua sicurezza deve essere ri-progettata partendo da zero.

Garantire la privacy, nel caso dei trasporti, significa anche tutelare la sicurezza fisica dei passeggeri, dei pedoni, dei ciclisti, delle altre vetture e di tutto quello che può esserci intorno al veicolo. A tal riguardo, il riferimento per i produttori del settore è dettato dalle linee guida (1/2020)[1] formulate dall’ European Data Protection Board, che fornisce indicazioni sul trattamento dei dati personali per i veicoli connessi e per le applicazioni relative alla mobilità.

Sostanzialmente, i quesiti su cui si dibatte animosamente sono due, uno giuridico ed uno tecnico.

Quesito Giuridico. In caso di incidente, indipendentemente dalla gravità, a chi è imputabile la responsabilità? Alla vettura, quindi al costruttore, o al conducente, che non è stato vigile?

Le normative statunitensi hanno cercato di rimediare fornire una risposta a tale quesito indicando come unico responsabile di eventuali incidenti il conducente. Avere un veicolo autonomo, infatti, prevede che vi sia a bordo sempre un conducente vigile ed attento a cosa accade intorno. (Anche se chi scrive ha molti dubbi a riguardo…)

Quesito Tecnico. Se si parla di vetture autonome significa che queste devono necessariamente essere connesse ed interconnesse con il mondo reale e digitale in tempo reale. Ma cosa accadrebbe se un malintenzionato prendesse il controllo del veicolo tramite un codice malevolo?

Costruire un veicolo immune agli attacchi informatici è un’utopia. La paura che l’auto possa essere controllata da una persona diversa dal conducente a bordo ha spinto tutti i produttori di vetture autonome ad enormi investimenti in sicurezza digitale. La presenza massiccia di sensori e di centraline necessarie per controllare ogni componente della vettura (ad. esempio lo sterzo, i freni, i fari, la chiusura di finestrini e portiere, etc.), rende il veicolo altamente esposto ad un possibile attacco cibernetico. Uno scenario altamente probabile potrebbe essere, ad esempio, il blocco totale dell’auto causato da un attacco ransomware[2] con la successiva richiesta di riscatto per poter accedere al veicolo stesso.

Ad avere i migliori risultati, attualmente, sono le grandi aziende innovative, in grado di sviluppare sistemi in grado di garantire la protezione prima dei dati e dei macchinari in fase di costruzione e poi del software presente a bordo dell’automobile. In ogni caso è fondamentale non limitarsi alla sicurezza presente su altri dispositivi, come smartphone e pc, ma riflettere sulle conseguenze causate da una falla nel sistema.

 

Davide Sorrentino

Ingegnere Elettronico

 

 

Sitografia

https://unsplash.com/photos/JdJrqv7BzhM

 

Note

[1] https://edpb.europa.eu/our-work-tools/public-consultations-art-704/2020/guidelines-12020-processing-personal-data-context_en

[2] https://www.ictedmagazine.com/index.php/edi2-4/49-l-infezione-del-nuovo-millennio-il-ransomware

RIFERIMENTI

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