Didattica e Tecnologie

La “classe rovesciata”: un ambiente ibrido collaborativo

GiuseppeEsposito

 

di Giuseppe Esposito*

 

Abstract:

La classe x.0, è un ambiente ibrido dove il lavoro in presenza e il lavoro a distanza si fondono in un unico processo di apprendimento-insegnamento. La didattica  x.0 si identifica in tre parole: Facilità, Autorialità, Socialità. La gestione diventa organizzazione di un setting tecnologico e collaborativo. La Flipped Classroom prevede un “ribaltamento” delle modalità di utilizzo degli spazi, l’aula diventa collaborativa e la casa diventa spazio di studio. Gli alunni si preparano a casa su un argomento e si esercitano in classe con la supervisione dell’insegnante.

Problem-Based-Learnig, Peer Instruction, Coperative Learnig, Inquiry Based Learnig, strategie didattiche che con la flipped classroom  ridefiniscono i ruoli dell’apprendimento e dell’insegnamento.

Le ITC come strumenti per consentire la realizzazione di didattica per competenze e l’insegnante è al fianco dello studente durante la rielaborazione dei contenuti.

Lo studente è responsabile del proprio personale processo di apprendimento. Possibilità, per l'insegnante, di personalizzare le attività a seconda delle inclinazioni e delle conoscenze dello studente. Lo studente apprende secondo il proprio ritmo. Gli studenti assenti da scuola non perdono i concetti importanti della lezione.

 

*Giuseppe Esposito docente di matematica e fisica presso il Liceo A.M. dè Liguori di Acerra Na, docente a contratto di Matematica e Informatica (Dip Farmacia Federico II) CdL Controllo di Qualità, docente formatore ITC.

 

 

Una classe 2.0 può essere definita come un ambiente ibrido in cui il lavoro in presenza con le tecnologie e il lavoro in rete a distanza, sincrono o asincrono, si alternano e si fondono in maniera del tutto naturale in un unico processo di apprendimento-insegnamento.

L’aula rimane lo spazio entro cui le azioni formative più importanti continuano ad essere svolte; un’aula flessibile e aperta che riesce ad estendersi oltre i confini spazio-temporali grazie al supporto delle tecnologie e applicazioni 2.0 di cui può disporre. I computer, i tablet, la LIM e la rete divengono elementi abituali della pratica didattica. Infatti, la tecnologia si integra a tal punto nel lavoro di scuola da trasformare dall’interno le pratiche abituali degli insegnanti e degli studenti.

Possiamo identificare/definire la didattica 2.0 con tre parole: facilità (di utilizzo delle applicazioni 2.0), autorialità (intesa come possibilità di pubblicare contenuti sul web diventando autori oltre che navigatori), socialità (come logica interattiva che promuove un paradigma sociale indagabile ad un doppio livello: nuova modalità di costruzione e gestione della conoscenza; possibilità di disporre di più rappresentazioni dello stesso concetto che attiva i soggetti alla riflessione, all’analisi comparativa) Anche la gestione diventa un aspetto fondamentale in una classe 2.0 perché rimanda all’organizzazione, da parte del docente, di due setting fondamentali: quello tecnologico (gestione/organizzazione delle strumentazioni, delle applicazioni 2.0 e degli arredi); quello collaborativo (gestione/organizzazione degli studenti in gruppi di lavoro).

La classe 2.0 puntava molto sul corredo tecnologico, come se esso stesso potesse essere in qualche modo il punto di svolta e la chiave di volta di una didattica rinnovata.

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La Flipped classroom prevede un totale “ribaltamento” delle modalità di utilizzo degli spazi. L’aula non è più lo spazio della lezione frontale, ma di attività collaborative e di confronto, e a casa non ci si dedica ai compiti ma si fruisce la lezione grazie a video e contenuti multimediali.

In realtà più che un metodo vero e proprio la Flipped Classroom è un cambio di prospettiva, un diverso modo di proporre i contenuti agli studenti e di articolare i tempi di apprendimento. L'idea di fondo è molto semplice: si tratta di invertire i due principali momenti dell'agire didattico, permettendo agli studenti di prepararsi su un determinato argomento a casa per poi effettuare compiti o esercitazioni in classe, sotto supervisione dell'insegnante.

La Flipped classroom si compone di due fasi principali: la prima inversione e la seconda inversione. Nella prima inversione l'insegnante prepara in anticipo il materiale necessario allo studio a casa, quasi sempre si tratta di video ma possono essere anche podcast, risorse esterne13, dispense ecc. esempio una video lezione dovrebbe avere le seguenti caratteristiche: Essere breve, massimo 10-15 minuti, sia per un discorso di concentrazione (più un video è lungo più sarà facile distrarsi) sia per poter essere vista più volte senza troppo dispendio di tempo. Integrare ritagli di altri video, per esempio documentari o filmati, già di per sé strutturati in modo da essere coinvolgenti.

Lo studente quindi acquisisce il materiale a disposizione e si prepara, in modo autonomo, su un argomento mai affrontato prima. Si arriva così alla seconda inversione, la parte più interessante del modello. Avendo maggior tempo a disposizione l'insegnante potrà raccogliere i feedback degli studenti riguardo la visione del materiale a casa e successivamente proporre delle attività da svolgere in ottica learner - centered.

Un elenco delle possibili strategie didattiche realizzabili in questa fase è il seguente:

 

Problem-Based Learning

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In questo metodo l'insegnante pone un problema, concreto e reale, e lo studente è chiamato a risolverlo formulando ipotesi, raccogliendo materiale, ragionando in modo autonomo ma confrontandosi anche con gli altri. Il ruolo dell’insegnante è quello di un tutor che guida il processo di ragionamento.

 

Peer Instruction

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È un metodo di apprendimento interattivo tra pari, precursore della classe capovolta. In sintesi, si studia a casa l'argomento e in classe si verifica quanto appreso e si approfondisce, quasi sempre tramite discussioni e dibattiti tra gli studenti. Le lezioni in questo caso sono costituite da brevi presentazioni su dei concetti chiave, ognuna delle quali è seguita da un test sugli argomenti appena trattati. Gli studenti dovranno rispondere prima in maniera autonoma per poi confrontare le risposte con i compagni. Si passa al Concept Test successivo quando la maggioranza dei riscontri sarà ritenuta positiva.

 

Cooperative Learning

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Nel Cooperative Learning, o apprendimento cooperativo, gli studenti sono la fonte e la risorsa dell'apprendimento. Non è da confondere con il lavoro di gruppo che ha lo svantaggio di far prevalere le personalità più forti e carismatiche. In un gruppo cooperativo ognuno ha un ruolo ben preciso che lo rende indispensabile al raggiungimento dell'obiettivo finale.

 

Inquiry Based Learning

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È un metodo molto simile al PBL: si parte da un quesito reale, proposto dall'insegnante o dagli studenti stessi; seguirà poi una fase di ricerca e di indagine in cui ci si potrà avvalere di diverse risorse (ricerche in rete, interviste, sondaggi). La tecnologia ha un ruolo importante perché i risultati raggiunti dovranno essere archiviati, analizzati, esposti.

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Quindi il“ribaltamento” dei momenti studio-esercitazione comporta una ridefinizione dei ruoli  perché l'approccio all'apprendimento e all'insegnamento non è più quello tradizionale. Lo studente ha un'autonomia che con il metodo di insegnamento classico è difficile da ottenere: può decidere come, dove, quando, ascoltare i video. Se non capisce un concetto può fermarsi, appuntare i dubbi, andare avanti e così via. In classe può confrontarsi con gli altri studenti, appurare le proprie conoscenze e le eventuali lacune, mettere in pratica quanto imparato. Lo studente diventa il protagonista principale del proprio sapere ed ha il pieno controllo dell'intero processo. L'insegnante diventa un tutor, un facilitatore dell'apprendimento e un educatore a tutto tondo. Può ricoprire diversi ruoli, e tutti in funzione dello scopo primario: dare indicazioni allo studente, aiutarlo se ha difficoltà, stimolarlo, costruire per lui un'impalcatura metaforica da cui poi si dovrà emancipare.

Vantaggi

Si realizza una didattica per competenze, come raccomandato dall'Unione Europea. L'insegnante è a fianco dello studente nella fase più importante del processo di apprendimento: ovvero durante la rielaborazione dei contenuti (importante specialmente in presenza di alunni con BES). Lo studente è responsabile del proprio personale processo di apprendimento. Possibilità, per l'insegnante, di personalizzare le attività a seconda delle inclinazioni e delle conoscenze dello studente. Lo studente apprende secondo il proprio ritmo. Gli studenti assenti da scuola non perdono i concetti importanti della lezione.

Svantaggi

Difficoltà di realizzazione in caso di mancata disponibilità di risorse tecnologiche, sia a casa che a scuola. Maggior carico di lavoro per l'insegnante. Scarsa interazione tra studente ed insegnante nel momento dello studio a casa. Lo studente potrebbe non guardare le video lezioni ed entrare in classe impreparato. Scetticismo sull'efficacia del metodo da parte della classe.

Riflessioni

Autonomia di elaborazione - permette di selezionare i momenti per esprimersi e presentare le proprie idee; Velocizzazione delle interazioni – il tutor (docente) può comunicare in tempi ridotti con più alunni dislocati ovunque…Ampliamento delle risorse - i materiali hanno carattere dinamico, possono essere arricchiti, espansi mediante link, aggiornati, revisionati. Flessibilità delle forme di cooperazione-collaborazione – si può lavorare a coppie, a piccoli gruppi, condividere altri momenti con gruppi più ampi; si possono utilizzare le FaQ o il web forum per apprendere da testimoni;

Flipped Classroom e Classe 2.0 sono due “metodologie” che riescono ad essere efficaci grazie all'impianto pedagogico su cui si fondano e che riescono a realizzarsi grazie all'utilizzo della tecnologia e degli strumenti di condivisione e collaborazione offerti dal Cloud e dal Web 2.0. Ma una didattica nuova, che come conseguenza ha lo scardinamento della lezione tradizionale, richiede anche un ripensamento del concetto di aula così come siamo abituati ad immaginarla.

L’Aula 3.0 non è solamente un'aula dove cambia la disposizione dei banchi o dove la cattedra non è più il punto fisso sul quale rivolgere l'attenzione. È anche un'aula pensata appositamente per integrare nella didattica l'utilizzo delle nuove tecnologie. In un'aula 3.0 dovranno esserci: postazioni di gruppo scomponibili, lavagne interattive alle pareti, connessione wi-fi, videoproiettori ecc. In Italia invece le aule 3.0 rappresentano ancora una modesta realtà (anche a causa delle comprensibili difficoltà di realizzazione) ma diversi istituti, grazie a finanziamenti esterni, hanno potuto riprogettare le proprio aule. Un esempio “grazie agli sponsor (Lenovo, Microsoft, Vivitech), una classe è dotata di un video proiettore, una lavagna interattiva, un laptop per ogni studente utilizzabile anche in modalità tablet. Sono stati installati dei Note Locker, “armadietti tecnologici” provvisti di prese per la carica dei vari dispositivi. I banchi sono stati sostituiti da tavoli rotondi e sono state introdotte delle “gradinate” movibili su cui gli studenti possono sedersi per assistere ad una presentazione alla LIM o ad una web conference.

Piano Scuola 4.0 

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“9 Marzo 2020”, la data che ha segnato la storia della nostra nazione, l’Italia intera è posta in lockdown a causa della pandemia di Covid-19. Tutte le criticità, carenza di connettività e di strutture digitali, evidenziate e scaturite dalla chiusura delle scuole, hanno fatto emergere il bisogno e la necessità di “investire” nella trasformazione digitale della scuola italiana ovvero di realizzare ambienti di apprendimento ibridi, che possano fondere le potenzialità educative e didattiche degli spazi fisici concepiti in modo innovativo e degli ambienti digitali. Quindi grazie ai fondi del PNRR, nasce un piano di investimento per completare la modernizzazione degli ambienti scolastici italiani che sta avendo atto già da oltre 15 anni, grazie agli importanti interventi del Ministero dell’istruzione.

Lo scopo ultimo è quello di accompagnare la transizione digitale della scuola italiana, trasformando le aule scolastiche precedentemente dedicate ai processi di didattica frontale in ambienti di apprendimento innovativi, connessi e digitali (Azione 1 – Next Generation Classrooms) e potenziando i laboratori per le professioni digitali (Azione 2 – Next Generation Labs).

L’idea è quella che trasformare gli spazi fisici delle scuole, i laboratori e le classi fondendoli con gli spazi virtuali di apprendimento rappresenti un fattore chiave, per favorire i cambiamenti delle metodologie di insegnamento e apprendimento, nonché per lo sviluppo di competenze digitali fondamentali per l’accesso al lavoro nel campo della digitalizzazione e dell’intelligenza artificiale**.

** Versione grafica Piano Scuola 4.0

RIFERIMENTI

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Luigi A. Macrì