Generazioni a confronto

Parlare e parlarne per decidere di decidere

 

È iniziato il nuovo anno scolastico e anche il presidente Mattarella, all’isola d’Elba, tra i tanti punti che ha posto all’attenzione di tutti, ha sottolineato il ruolo del Web e del digitale.  È come un flusso che scorre senza freni e che inonda ogni parte delle nostre vite, nasce ogni giorno un software o un application sempre più innovativa, alla portata di tutti, in grado di rendere la nostra quotidianità meno complessa, e noi, ne abbiamo sempre più bisogno; i più Giovani ne hanno sempre più bisogno; i social- dipendenti non smettono più di averne bisogno: gli esperti parlano di CRAVING, voglia irrefrenabile di utilizzare il digitale e la rete, necessità interiore di essere connessi e interconnessi. Come uscirne? O, più appropriatamente, cosa fare per aiutare i più deboli ad uscirne? Semplicemente e brutalmente bisogna parlare, confrontarsi: essere l’uno la spalla dell’altro. È necessaria una sorta di “fratellanza comune” nella quale i più forti, coloro i quali sono in grado di non farsi dominare dalla dipendenza, supportano ed aiutano gli altri attraverso il dialogo.

La direzione generale per lo studente del Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca infatti si sta impegnando a promuovere la campagna “AIUTA UN AMICO”, con l’obiettivo di comunicare l’importanza dei rapporti interpersonali solidi. Questo sta avvenendo perché gli adolescenti cadono sempre più spesso in spiacevoli problematiche connesse al WEB dalle quali non solo non riescono ad usciere ma non trovano neppure il coraggio di parlarne. Una nebbia avvolge la razionalità e non si è più in grado di controllare sé stessi, è da qui che partono le dipendenze, le problematiche e nei casi peggiori, i suicidi.

 Potrebbe sembrare banale, ma non lo è affatto: parlare aiuta sia a comprendere che ad abituare la mente al confronto verso l’altro, e questo è motivo di crescita sia personale sia comunitaria, soprattutto nel momento in cui i due interlocutori vivono la stessa fascia di età ed hanno quindi percezioni simili nei confronti della società che li circonda. È dunque questa una ricetta perfetta, certo non una soluzione definitiva, per cercare di fermare questo grande e strano fenomeno.  L’antropologo Niola, in una video-intervista rilasciata a Repubblica.it, spiega sinteticamente il passaggio epocale che siamo chiamati a vivere e la fragilità dei rapporti interpersonali dietro una realtà virtuale: rapporti che sembrano tutto ma non sono nulla. Niola, brutalmente, sintetizza: “Dal cogito ergo sum, al digito ergo sim”[1].

Proprio su questo confine bisogna porre l’attenzione, per raggiungere quella sensibilità necessaria a capire fino in fondo quello che sta accadendo. Molti ragazzi social-dipendenti credono di essere circondati da una miriade di amici digitali che si trovano nella loro stessa identica posizione: pronti a vivere la vita attraverso uno schermo, determinati a cercare tutte le esperienze attraverso quello schermo e convinti che tutto ruota intorno a quello schermo. Ma non è cosi, e se a spiegarli che non è cosi sono quegli stessi ragazzi/amici/pari che loro vedono come identici ma che in realtà non sono dipendenti, loro verrebbero investiti da una temibile onda di razionalità, un’onda che li porterebbe necessariamente ad aprire gli occhi iniziando finalmente a comprendere la vita. È per questo che bisogna fare di tutto per educare ad educare e far capire quanto importante sia comunicare, cercare il dialogo e cercare il confronto anche con chi non da una risposta, anche con chi apparentemente rifiuta, anche e soprattutto con chi si isola e si chiude in una nera bolla di inchiostro fatale.

La società può trovare le soluzioni ai suoi problemi solo all’interno della società stessa; è la parte buona che deve impegnarsi a sanare tutto il resto. Nei prossimi anni il grande gioco di squadra che tutti saremo chiamati ad affrontare avrà un ruolo fondamentale per il destino di tutte le generazioni che verranno e noi, adesso, dobbiamo impegnarci affinché tutti possano comprendere con serietà e rigore quanto sia necessario parlare e parlarne, confrontare e confrontarsi. Solo così si può comprendere e decidere di decidere.

Alessio Rocca

 

Riferimenti 

[1] Video-intervista rilasciata dal dott. NIOLA, Antropologo, alla testata giornalistica on-line Repubblica.

 

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