I.C.T. News

Il digitale nella gestione delle Scuole: nuove “abitanze” ed ecosistemi di apprendimento

di Ludovica Zoccali**

La presente riflessione indaga gli effetti dell’evoluzione digitale nei processi di gestione dell’apprendimento scolastico, ripercorrendo i piani di sviluppo delle tecnologie per la didattica che hanno interessato il nostro Paese durante gli scorsi decenni e accogliendo la nuova idea di “ecosistema di apprendimento” delineata recentemente con il c.d. Piano Scuola 4,0, la cui relativa linea di investimento, la linea di investimento 3.2 del PNRR (Missione 4, componente 1), denominata nello specifico “Scuola 4.0: scuole innovative, cablaggio, nuovi ambienti di apprendimento e laboratori”, mira a promuovere un forte impulso alla trasformazione degli spazi scolastici in ambienti innovativi di apprendimento e alla realizzazione di laboratori per le professioni digitali del futuro, per un investimento complessivo di 2,1 miliardi.

Infine, oltrepassando il legame fra pro e contro dei piani di sviluppo delle tecnologie per la didattica e richiamando la definizione secondo cui la digitalizzazione è nello specifico un sottosistema dello sviluppo sostenibile insieme alla sostenibilità ambientale, sociale ed economica, promuove un utilizzo del digitale “socialmente accettabile” anche all’interno delle “nuove abitanze scolastiche”.

Scuola Maestro Digitale 999x500

Da oltre un secolo e mezzo, lo spazio di apprendimento concepito in maniera tradizionale dalle istituzioni scolastiche, i cui limiti organizzativi appaiono ancora oggi spesso legati ai retaggi della società industriale, e realizzato nel modello dell’aula scolastica, ha influenzato il processo di apprendimento di diverse generazioni di studenti. Solo più recentemente, dagli studi di settore, è emerso che esso non rispetta più le esigenze formative degli studenti, i quali invece necessitano di ambienti di apprendimento innovativi in grado di fornire loro capacità e competenze tali da poter fronteggiare le sfide socio-culturali, economiche e tecnologiche della società contemporanea.

Al fine di creare ambienti di apprendimento che rispettino i cardini dell’innovazione e della sostenibilità, non è sufficiente, come parrebbe talvolta, rinnovare spazi e investire in nuove tecnologie, certamente essenziali per supportare efficacemente le attività delle organizzazioni scolastiche, ma è anche necessario concepire e accogliere in maniera responsabile la nuova idea di ecosistema di apprendimento, delineata recentemente, con decreto del Ministro dell’istruzione n. 161 del 14 luglio 2022, nel c.d. Piano Scuola 4.0, la cui relativa linea di investimento, la linea di investimento 3.2 del PNRR (Missione 4, componente 1), denominata nello specifico “Scuola 4.0: scuole innovative, cablaggio, nuovi ambienti di apprendimento e laboratori”, mira a promuovere un forte impulso alla trasformazione degli spazi scolastici in ambienti innovativi di apprendimento e alla realizzazione di laboratori per le professioni digitali del futuro, per un investimento complessivo di 2,1 miliardi.

Alla base della suddetta misura c’è proprio la nuova tendenza a concepire le istituzioni scolastiche come ecosistemi di apprendimento, in grado di tenere in considerazione la fluidità tipica dell’organizzazione scolastica, includente diverse tipologie di stakeholders, e stare al passo con i nuovi canoni di sostenibilità e innovazione tanto nazionali quanto europei.

La strategia proposta, infatti, si potrebbe affermare come innovativa se solamente si riuscisse a concepire il digitale in maniera sostenibile e l’apprendimento come uno strumento di formazione ecologica, senza trascurare, come purtroppo spesso accade, il numero di scuole, docenti, studenti e dipendenti coinvolti, la predisposizione per l’impiego di tecnologie didattiche delle aule e delle attrezzature e il repentino sviluppo delle ICT, che negli ultimi anni hanno assunto un ruolo strategico nell’ambito dei sistemi informativi aziendali.

È indubbio che le tradizionali organizzazioni scolastiche sono ormai riconosciute come obsolete. Spesso, se ne sono individuati punti deboli e criticità e, altrettanto spesso, si è cercato di rispondere al bisogno di una riforma funzionale alla transizione digitale ed ecologica dell’apprendimento e dei luoghi didattici.

La lista dei piani di sviluppo delle tecnologie per la didattica, sfociati in interventi ministeriali e piani europei di diversa portata, è lunga. In maniera semplicemente enumerativa, si potrebbero rievocare il Piano Nazionale per l’Informatica (PNI) del 1985, il Progetto MultiLab “Programma di sviluppo delle tecnologie didattiche nel sistema scolastico” del 1995, il Piano Nazionale delle Tecnologie Didattiche 1997-2000 (PNTD), la piattaforma PuntoEdu di INDIRE, successiva al 2000, e ForTIC, piano per la gestione delle tecnologie nella scuola, il progetto Cl@assi del 2009 fino ai recenti interventi, finanziati attraverso i PON (Programmi Operativi Nazionale), come il Piano Nazionale Scuola Digitale, l’attivazione dei Future Labs e delle Equipe Formative Territoriali, e rivalutati alla luce della recente crisi pandemica da Covid-19, circostanza che più di tutte ha portato ad una rivalutazione dell’utilizzo della digitalizzazione nella didattica e nell’approccio manageriale scolastico.

Seppur da una parte gli effetti innaturali, emersi nella relazione dialogica studente-insegnante e dovuti alla eccezionalità della Didattica a Distanza (DaD), meritano attenzione, d’altra parte è innegabile che la dinamicità della dialogica educativa, in assenza di DaD, avrebbe subito un arresto, con effetti anche peggiori di quelli causati dalla sua stessa straordinarietà.

educazione digitale

A questo punto, è doveroso chiedersi quali sono gli effetti tanto positivi quanto negativi dei più recenti interventi in termini di sviluppo della tecnologia ad uso della didattica.

Certamente, si potrebbe beneficiare della consapevolezza della imminente necessità di creare un nuovo ecosistema di apprendimento, cha faccia della digitalizzazione uno strumento di formazione sostenibile e innovativo, della efficacia di ambienti e modalità di formazione ibridi, della potenzialità delle ICT che, anche nel contesto dell’apprendimento scolastico, hanno reso maggiormente fruibile l’accesso alle informazioni e a nuove fonti di sapere, della possibilità di implementare e migliorare capacità e competenze digitali e informatiche, della validità offerta dall’apertura a community europee di studenti e docenti, in linea con una visione del sapere interdisciplinare e interculturale, dinamicamente creativa e che faccia da volano di una nuova cultura sociale.

Inoltre, le nuove strategie di digitalizzazione scolastica offrono una formazione più innovativa ai giovani studenti che presto dovranno affacciarsi ad un mondo lavorativo sempre più digitalizzato, in cui si prospetta la coniazione di nuove professioni, ad oggi ancora sconosciute, la cui attività andrà a dipendere quasi interamente dai nuovi sviluppi tecnologici.

Parimenti, oltre l’ostacolo di una limitata accessibilità economica, è altresì opportuno e conveniente bilanciare gli effetti benefici appena delineati con una fruizione dei servizi digitali sicura, utile e consapevole, rispettosa di un corretto trattamento dei dati e della privacy dei minori coinvolti e delle tendenze nomofobiche dei più giovani, spesso incapaci di autocontrollare e rinnovare il proprio temperamento digitale.

Provando a guardare oltre il legame fra pro e contro dei piani di sviluppo delle tecnologie per la didattica, superando l’idea positiva e/o negativa dei loro effetti, considerando la tecnologia non un semplice strumento ma un sistema complesso e riflettendo sulla definizione di digitalizzazione di Stefano Epifani, Presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale e docente di Sostenibilità Digitale presso la Facoltà di Economia dell’Università degli studi di Pavia, secondo il quale la digitalizzazione è nello specifico un sottosistema dello sviluppo sostenibile insieme alla sostenibilità ambientale, sociale ed economica, si riuscirebbe a porre l’attenzione non su “come fare”, ma su “cosa abbia senso fare” con il controllo di un elemento di trasformazione ambientale e sociale che, se orientato in direzione sostenibile, può contribuire alla realizzazione di un futuro migliore.

L’integrazione fra la fisicità ambientale e quella digitale è inevitabile in ogni contesto socio-antropologico. In tal senso, i luoghi del sapere sono gli ambienti più vulnerabili e proprio in essi sta prendendo vita un nuovo genere umano, quello del cittadino digitale. Si tratta di una “nuova abitanza”, che è nostro dovere governare e vivere in maniera corretta in termini di benessere sociale, senza sottrarsi ad un’analisi etica dello sviluppo tecnologico, includente di studi tecnici, economici, legali, sociologici e filosofici, che renda l’utilizzo del digitale “socialmente accettabile” anche all’interno delle “nuove abitanze scolastiche”.

**Dottoressa in Giurisprudenza e Dottoranda di Ricerca in Organizzazione Aziendale presso l’Università degli Studi Magna Graecia di Catanzaro


Bibliografia

  • Aureli, S., & Consoli, D. (2018). Una Gestione Manageriale e Strategica della Nuova Scuola Digitale. In Atti del Convegno Nazionale Didamatica 2018, XXXII edizione: “Nuovi metodi e saperi per formare all’innovazione" (pp. 23-32). AICA-Associazione Italiana per l'Informatica ed il Calcolo automatico.
  • Epifani S., 2020, Sostenibilità digitale, Digital Transformation Institute, Roma, 2020.

RIFERIMENTI

logo icted

ICTEDMAGAZINE

Information Communicatio
Technologies Education Magazine

Registrazione al n.157 del Registro Stam­pa presso il Tribunale di Catanzaro del 27/09/2004

Rivista trimestrale  

Direttore responsabile/Editore-responsabile intellettuale

Luigi A. Macrì