Informazione, disinformazione e intelligence

Rapimenti virtuali e Intelligenza Artificiale

a cura di Claudia Ambrosio*

Abstract: Grazie ai moderni algoritmi di intelligenza artificiale generativa i cybercriminali hanno a disposizione nuove e potenti armi per mettere a segno rapimenti "virtuali". Quanto si conosce di questo fenomeno e che strumenti abbiamo per prevenirlo?

In un mondo online in cui i cybercriminali si inventano di tutto non stupisce il nuovo allarme in arrivo dagli Stati Uniti: l’ultima frontiera del cyber crimine sono i rapimenti “virtuali “a scopo di estorsione, il fenomeno dei rapimenti virtuali è in crescita, tanto che le aziende che si occupano di cybersicurezza stanno iniziando a pubblicare suggerimenti destinati al grande pubblico, alle persone comuni.

In primis occorre dire che non si tratta di un fenomeno del tutto nuovo, visto che la stampa americana ne parlava già nel 2017, citando i primi casi avvenuti nel 2013 in Messico, ma è con il boom dell’intelligenza artificiale che i rapimenti virtuali stanno entrando in una nuova fase potenzialmente più invasiva e pericolosa per chi la subisce.

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Prima di addentrarci nella trattazione occorre chiedersi cosa sono i rapimenti virtuali spesso, infatti, non si conosce tale fenomeno o si corre il rischio di fraintenderne la portata: un rapimento virtuale è un rapimento che non c’è, ma che un criminale fa credere ci sia al fine di estorcere denaro ad una vittima.

Rientra, pertanto, a pieno titolo nel novero delle truffe on line, da cui si differenzia per la peculiarità del tema e per il modus operandi degli autori: il rapimento virtuale tipico consiste, infatti, in una telefonata ad una persona (la vittima reale) alla quale il criminale fa credere di aver sequestrato un parente (la vittima virtuale), di solito un bambino, e chiede il pagamento di un riscatto per liberare qualcuno che, in realtà, non ha mai rapito.

Se tutto va bene (per il criminale) il rapimento virtuale si conclude in una sola telefonata, al termine della quale la vittima reale (della truffa) fa un pagamento online o tramite un money transfer fisico subito pur di salvare la vittima virtuale (del rapimento mai avvenuto).

È ovvio che, affinché ciò succeda, il “rapitore” deve essere molto convincente e deve riuscire a far credere alla vittima che il rapimento sia reale e che ci sia un pericolo imminente per il “rapito”.

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Il modo migliore per aumentare la credibilità di un rapimento virtuale è quello di far ascoltare al telefono la voce della presunta vittima del rapimento stesso, voce che si può “rubare” seguendo per qualche giorno il bambino e registrando le sue parole ed è a questo punto entra in gioco l’intelligenza artificiale: grazie ai nuovi modelli generativi basati sull’apprendimento automatizzato, infatti, è possibile ricreare la voce di una persona partendo da un file audio anche non molto lungo.

A differenza delle vecchie tecniche, però, con l’AI è possibile creare da zero file audio deepfake e non solo fare il copia e incolla di pezzi di parlato preregistrati, Trendmicro, ad esempio, mette in luce un dettaglio molto importante: oggi è facilissimo trovare sui social file video e audio dai quali partire per realizzare i deepfake alla base dei rapimenti virtuali ed in questo modo è possibile far sentire al telefono alla vittima della truffa la “voce del rapito”, aumentando in modo enorme la credibilità del finto rapimento.

Anche i social network possono rivelarsi un prezioso alleato in questo settore: sui social, infatti, è possibile trovare informazioni sulle abitudini sia della futura vittima della truffa che del rapito virtuale sul quale la truffa si baserà.

I criminali reperiscono sui principali social network (Facebook, Instagram o TikTok) video e informazioni sulle abitudini delle vittime e questo permette loro di metter a segno una truffa basata sull’audio estratto dai video pubblicati dalla stessa vittima sui social.

Il primo consiglio per difendersi dai rapimenti virtuali, quindi, è quello di pubblicare meno materiale possibile sui social, o di mantenere i propri profili privati evitando di accettare “amicizie” e follower sconosciuti.

Nel caso si riceva una telefonata da un finto rapitore, poi, è necessario prendere tempo al fine di poter verificare il reale rapimento contattando sempre le autorità di pubblica sicurezza. Altresì, è utile chiedere ai truffatori dettagli sul rapito che non possono ricavare dai social al fine di verificare la loro attendibilità nonché registrare la telefonata e portare il materiale raccolto alla polizia postale che procederà con gli opportuni accertamenti, infine si raccomanda di non elargire somme di danaro e di seguire le indicazioni delle autorità inquirenti.

*Esperta Criminologa

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