Lavoro e sicurezza

LA LOGICA DELLA SICUREZZA

LA LOGICA DELLA SICUREZZA

Abstract - La logica della sicurezza non si conclude parlando di luoghi di lavoro e di rapporto tra datore di lavoro e lavoratore. Essa parte dal primo contatto che i bambini hanno con la realtà, da quella capacità con la quale i genitori sono in grado di avviarli al contatto con il mondo che li circonda, con gli affetti e con la natura. Il contatto può essere diretto, come è sempre avvenuto nella storia dell’umanità, oppure digitale come sta accadendo oggi e questo può avere notevoli impatti futuri.

In questo articolo parleremo di sicurezza. Ma non della sicurezza come l’abbiamo affrontata negli articoli precedenti ovvero di quel rapporto diretto tra datore di lavoro e lavoratore che presuppone un contratto scritto tra le due parti.

Piuttosto di un aspetto che sta alla radice del problema del rapporto di cui al periodo precedente che potremmo riassumere nella domanda: “Quanto il prossimo è importante per noi?”. Se ci fosse un misuratore di questa capacità potremmo dire da che parte siamo da quanto siamo in grado di amare quantomeno chi ci sta intorno, almeno le persone che fanno parte della nostra famiglia, sarebbe una base di partenza. Siamo realmente in grado di dare il senso della sicurezza, del rispetto e dell’evoluzione personale anche ai nostri bambini? La risposta, contestualizzata nei tempi odierni, purtroppo, credo sia proprio “no”. Durante le vacanze estive mi è capitato di osservare una scena che, se da un lato è stata per me una sorta di momento di riflessione, dall’altra mi ha dato lo spunto per questo articolo. In realtà gli eventi sono stati due ma procediamo con ordine.

Evento numero 1

Spiaggia soleggiata, estate caldissima, mare cristallino come solo la Calabria sa dare; commistione olfattiva di creme solari al cocco e salsedine. Un bambino di un paio d’anni circa, nella piscinetta gonfiabile sotto l’ombrellone, inizia a fare un po’ di marachelle infastidendo i genitori che erano intenti a fare uno spuntino a base di pizzetta. In realtà si trattava di una richiesta esplicita dell’infante: lo smartphone. Fin qui tutto nella norma, è un gesto che anche io, ammetto candidamente, compio ogni giorno con mio figlio. Il dispositivo viene consegnato nelle manine del piccolo che, con una naturalezza che ancora oggi mi tormenta, inserisce il codice di sblocco, chiaramente senza saper leggere, punta il ditino sull’icona del sito di video sharing più famoso del mondo e sceglie accuratamente il cartone animato preferito. In quel momento mi sentì particolarmente inetto. Guardai il libro che avevo in mano ed ebbi una leggera tentazione di gettarlo a mare per cancellare ogni traccia di collegamento con la vecchia generazione fatta tutta di carta ed incontri che oggi si compiono entrambi in digitale. Oggi, in sostanza si stabilisce, fin da tenera età, un rapporto diretto con questo tipo di contenitori imparando ad associarli al cartone animato, al giochino e più in avanti con l’età alle recensioni sulla moto preferita, al videogame nuovo, su come tenere la barba incolta e altre diavolerie. Cosa sostituisce questo nuovo modo di agire quotidiano? Quel vecchio libro che avevo in mano, ovvio. Il bambino di qualche generazione fa, se avesse voluto qualche storia o qualche immagine carina, avrebbe dovuto acquistare un libro di favole o quello del personaggio preferito. Chiunque avesse avuto necessità di capire qualcosa sul nuovo videogame si sarebbe recato in edicola per la rivista specializzata nel settore e così via. Oggi si addestrano i bambini a guardare piuttosto che leggere, a toccare un vetro piuttosto che fare reale esperienza del mondo (il tatto è il nostro senso primario, quello che impariamo subito e il primo contatto con la realtà che ci circonda) e il problema è che poi questa forma mentis sarà trascinata fino all’età adulta quando, come diceva un saggio e stimato professore delle superiori, ogni pagina non letta sarà uno schiaffo che si riceverà.  Raccontare questo mi è servito per far capire che esiste un rapporto diretto fin dalla tenera età con la rete e con i suoi contenuti e, questo rapporto, è una relazione cliente – fornitore a tutti gli effetti: noi siamo i clienti che accedono e fruiscono di un contenuto caricato da un fornitore. Quel bambino, diventato adulto, cercherà le informazioni presso il fornitore delle informazioni stesse e non si premunirà di verificarle, farne esperienza, leggerne le controparti. Sarà un cliente acquisito dalla fanciullezza. Magari sarà “schedato”, si saprà cosa ama e quali ricerche effettua con maggiore frequenza. Pensiamo anche ai poteri che potrebbero esercitare su di lui questi fornitori delle informazioni che, avendo il monopolio su quello che lui pensa di sapere, potrebbero potenzialmente fargli passare per vero il falso e viceversa. Può interessarsi del prossimo o della sicurezza sul lavoro un uomo cresciuto a suon di incontri digitali, che ha studiato online, che ha imparato a suonare guardando dei tutorial?

Evento numero 2

Capita molto spesso oggi, soprattutto per via dei facili guadagni che si possono ottenere e a causa dell’esempio di alcuni personaggi che con semplici soluzioni sono riusciti a diventare delle star internazionali, di compiere un salto entrando a far parte non più della plebe dei clienti ma dei fornitori di contenuti, iniziando a caricare video ed attirare iscritti al canale o “mi piace”. Se si è in grado di attirare l’attenzione possono arrivare, come dicevamo, guadagni che in casi estremi possono arrivare a cifre significative. Quel bambino dell’evento numero 1 avrà l’ambizione di lavorare in quel settore. Dirò di più: saranno i genitori stessi a spingerlo verso quella direzione. Se osserviamo la rete notiamo che gli esempi sarebbero sufficienti per coprire l’intera rivista. Bambini che promuovono giocattoli, colori, riviste, che accumulano iscrizioni e denaro (per i genitori). Questi bambini quale ambizione possono avere per il futuro se non quella di diventare youtuber? Credo che questo aspetto sia poco dibattuto ancora e vedremo alla fine dell’articolo che non è per nulla secondario, perché gli atteggiamenti che spesso gli youtuber pubblicano sono solo finalizzati ad attirare l’attenzione e per fare questo qualcuno potrebbe essere tentato di compiere azioni non particolarmente costruttive. In altri articoli ho avuto modo di far capire che tanto più il gesto è inconsulto e spropositato, tanto più attirerà l’attenzione. Secondo voi avrebbe maggiore successo un video in cui si passa e si saluta cordialmente la gente per strada o uno in cui si insultano tutti? Risposta ovvia.   Ma veniamo alla descrizione del secondo evento occorso durante l’estate e che ha scosso molte persone, me compreso. Si tratta di un giovane ragazzo del cosentino ionico, un personaggio ingenuo, sensibile, educato e con modi molto gentili che era riuscito nel corso di un paio di anni più o meno a raggiungere centinaia di migliaia di iscritti al canale che lui chiamava “followers” marcando il suono della “s” finale in un modo tutto suo. Il suo canale ebbe origine con piccoli video sull’auto nuova acquistata, sui babilonesi e scene quotidiane ma esplose letteralmente di iscritti nel momento in cui iniziò a trangugiare quantità incredibili di cibo. Si passava a video in cui consumava decine e decine di merendine, intere confezioni di sushi, pizze a profusione con commenti dei seguaci che addirittura segnalavano agli altri i minuti esatti in cui avveniva qualcosa di particolare e degno di nota. Qualcuno a dire il vero provava anche a invitare “il Maestro”, così veniva chiamato dai followers, a darsi una regolata, a cambiare contenuto perché questo atteggiamento lo avrebbe portato a farsi del male ma veniva richiamato dalla collettività con frasi del tipo: “è adulto e saprà cosa deve fare”, “non fare il moralizzatore”, “ognuno decide cosa fare nella propria vita”. Frasi verissime, assolutamente. Non ci sono dubbi che ognuno abbia la responsabilità della propria vita e possa disporre della stessa nel modo che ritiene più opportuno. È altrettanto vero però che ognuno di noi ha delle responsabilità anche nei confronti degli altri e spesso i nostri atteggiamenti in qualche modo condizionano anche chi ci circonda. Le multinazionali oggi hanno un forte interesse per questi signori, li finanziano (o le sponsorizzano nel caso del gentil sesso) affinché continuino a presentare i loro prodotti e a mostrarli in azione. Lo youtuber di cui abbiamo parlato finora questa estate è venuto a mancare, non so se quegli atteggiamenti siano stati una concausa o la causa esclusiva diretta, non voglio fare morale, non ne ho le competenze e non sarebbe giusto, ma ho notato che, tra quelli che lo seguivano e magari lo incitavano anche a continuare a mangiare, tutti indistintamente gli volevano veramente bene. Addirittura dopo la sua dipartita qualcuno ha continuato ad iscriversi al canale come segno di affetto nei confronti del ragazzo.

La cosa, però, deve partire dalla gestione del rapporto con la rete dei bambini. Qualche anno fa Google è stata multata per violazione della privacy dei bambini per via dell’arruolamento incontrollato dei piccoli per la promozione su YouTube di prodotti destinati ai coevi. La stessa ha stipulato un accordo con la US Federal Trade Commission per adeguarsi alla Children’s Online Privacy Protection Act (COPPA). In sostanza ogni creator ha l’obbligo di definire se i contenuti siano dedicati o meno ai bambini. È stata limitata la raccolta di dati dei contenuti dedicati ai bambini e disattivati gli annunci pubblicitari, commenti, notifiche o altre funzionalità del canale.  Ah, dimenticavo… nella stessa settimana dell’evento 1 riuscii a portare a termine la lettura del libro, giusto per rincuorare chi pensava lo avessi affidato alle onde.

Bibliografia

https://www.avantgrade.com/digital-marketing/youtube-salvaguarda-bambini

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Luigi A. Macrì