Il fenomeno del Killfie o Selfie estremo ovvero come rischiare la vita scattando foto

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di Claudia Ambrosio

Abstract: Scattare selfie in condizioni estreme sta diventando sempre più preoccupante perché più persone rischiano la vita per delle foto, per apparire, per ottenere più like sui profili social. La società dell’apparire crea vittime di narcisismo e stupidità…

La nuova moda che dilaga tra gli amanti dei selfie e dei social network risulta quella di immortalarsi in pose così estreme da essere pericolose per la propria vita, per il puro piacere di ottenere più commenti e like.

Come emerge dalle ricerche condotte dal 2014 ad oggi sono morte 49 persone a causa dei selfie, con un’età media che si attesta intorno ai 21 anni, ma il dato è in crescita.

Nella maggior parte dei casi le vittime sono persone di sesso maschile, nonostante siano le ragazze a realizzare più autoscatti, lasciandosi attrarre dalla smania di autoritrarsi in ogni singola e bizzarra posa; difatti: dei 49 decessi, ad oggi registrati, ben 36 sono ragazzi. 

Questo troverebbe spiegazione: da un lato nel maggiore e tipicamente maschile sprezzo del pericolo che si manifesterebbe con la volontà di affermare la propria virilità a tutti costi, dall’altro in una forte predisposizione al narcisismo che si concretizzerebbe nella volontà di una sempre maggiore approvazione alle proprie attività e foto.

Le modalità più pericolose in cui ci si immortala attraverso selfie estremi sono varie e spaziano in diversi campi; nello specifico sono:

Tuttavia la lista sembra continuare ad oltranza: sconvolgente il caso di chi, intento a ritrarsi mentre punta un’arma da fuoco alla testa, rimane vittima di questa pericolosa posa oppure la volontà di ritrarsi in compagnia di animali pericolosi come i tori durante la corrida oppure i leoni durante i safari.

Anche in questo caso la tragedia è stata inevitabile: un uomo, ad esempio, è stato infilzato a morte da un toro mentre stava per scattare il selfie, un altro è stato sbranato da un leone.

 

Alcune volte dietro il comportamento in esame sono stati registrati episodi di bullismo, in alcuni casi, infatti, le vittime sono costrette a tali “gesta” dal bullo oppure sono state sfidate o nominate in sfide virtuali demenziali; altre volte dietro il gesto folle si è registrata la significativa influenza di certi videogames ma comune a tutti i casi è la sottovalutazione del pericolo.

La realtà virtuale, infatti, così come rende più aggressivi, allo stesso modo porta a sottovalutare il pericolo, in altre parole ci si sente “smaterializzati” con conseguente percezione dell’Io reale invincibile come l’Io virtuale.

Il fenomeno è giuridicamente rilevante poiché tali comportamenti determinano che sempre più frequentemente si possa: sfiorare la tragedia (si pensi ai selfie fatti sui binari di una ferrovia, il che determina il rischio di strage); mettere a rischio la propria ed altrui incolumità (es. selfie alla guida che determinano un aumento degli incidenti stradali o dei casi di omicidio stradale) tuttavia il fenomeno non è oggetto di una normativa ad hoc.

Si potrebbe pensare di riferirsi ad ipotesi di diritto comparato (es. in molti paesi sono state istituite delle vere e proprie “no selfie zone” ovvero zone in cui è vietato scattare selfie come ad esempio in autostrada ovvero in prossimità delle ferrovie).

La via più efficace resta comunque quella della prevenzione legata alla divulgazione degli effetti nefasti del fenomeno in oggetto ovvero maggior controllo da parte dei gestori dei video che circolano in rete; far precedere le immagini da frasi che mettano in guardia sul contenuto nocivo o pericoloso delle stesse invitando a non replicare quanto si vedrà o, ancora, attraverso la rimozione dei video più pericolosi che possono creare allarmanti effetti emulativi.

I problemi legati ad internet hanno dimostrato, ancora una volta, come sia fortemente pericoloso mettere nelle mani dell’umanità uno strumento così potente senza prima educare quest’ultima al corretto esercizio di esso.

La libertà è una conquista, ma non può essere scevra da limiti che nascono dal rispetto dell’uomo, del suo onore, della sua dignità e dei suoi diritti inviolabili (art. 2 Cost.) tuttavia il rispetto più importante è quello per sè stesso.