Dipendenza dalla rete

 Il fenomeno dell’Hikikomori: tra male di vivere e dipendenza da internet

 Il fenomeno dell’Hikikomori: tra male di vivere e dipendenza da internet

Abstract

Un mondo di fragilità e di paura di vivere che conduce il soggetto al ritiro sociale volontario e al rifiuto di ogni contatto interumano.

Le nuove dipendenze riguardano attività che per la maggior parte delle persone rappresentano parte integrante del normale svolgimento della vita quotidiana, ma che per altri, a causa della loro pervasività, assumono caratterizzazioni problematiche e/o patologiche, con gravi ripercussioni sul normale svolgimento della vita del soggetto coinvolto. «Il cyberspazio[…] luogo in cui allenare e mettere in scena i propri Sé» (Turkle, 1997)[1] crea nuovi mondi e delinea fenomeni che si intrecciano con le New Addictions.

Il fenomeno dell’Hikikomori si configura come un mondo di fragilità e significa letteralmente «stare in disparte», il termine è stato coniato dallo psichiatra Tamaki Saito nel 1998 e tradotto dallo stesso in “ritiro sociale”, esso viene utilizzato per riferirsi a chi decide di allontanarsi dalla vita sociale per lunghi periodi, rinunciando ad ogni tipo di contatto interumano, ma mantenendo socchiusa un’unica finestra sul mondo: la rete.

Nel fenomeno dell’ Hikikomori tuttavia, la dipendenza da Internet  non è causa del male di vivere, piuttosto essa è una conseguenza della rinuncia alla socialità. L’abuso del digitale manifesta infatti «la necessità di relazioni, ma senza il disagio di mostrarsi per quello che si è […] costruendo una realtà ad hoc facilmente gestibile»[2]

L’Internet addiction disorder tiene a casa i ragazzi per via dell’utilizzo intensivo e compulsivo di Internet nelle sue forme più disparate, mentre per gli Hikikomori la rete è solo un mezzo per rimanere ancora in contatto con il mondo, sia pure in modo indiretto e spesso velato. Le caratteristiche più rilevanti della sindrome riguardano:

il ritiro sociale, che si declina nel rifiuto delle amicizie e di qualsiasi  attività ludico-sportiva. L’incapacità di relazionarsi in maniera spontanea con gli altri soggetti umani determina il progressivo allontanamento dalla vita reale e la fuga nel virtuale;

la fobia scolare o lavorativa con conseguente abbandono scolastico o ritiro-fuga dalle attività lavorative;

la sintomatologia dell’Internet Addiction Disorder, con comorbilità dell’inversione dei ritmi circadiani[3].

Lo stile di vita degli Hikikomori è caratterizzato da un ritmo biologico totalmente invertito, dormendo di giorno e vivendo di notte, evitano quanto più possibile ogni contatto con la famiglia, così anche i bisogni fisiologici sono soddisfatti nella notte.

 

“L’ Hikikomori” quale spinta all'isolamento consta di tre fasi:

«Nella prima fase la persona inizia a percepire la pulsione all’isolamento sociale e tende istintivamente a isolarsi, ma tenta comunque di mantenere intatte le relazioni sociali dirette»[4]

Gli indici di disagio osservabili riguardano il rifiuto saltuario di andare a scuola, l’alterazione del ritmo sonno-veglia e la preferenza di attività solitarie.  «Nella seconda fase il malessere sperimentato in ambito sociale viene associato alle relazioni dirette, in questo stadio completamente rifiutate, ad eccezione di quelle con genitori e parenti stretti.»[5]

Il disagio ha una manifestazione più eclatante rispetto alla precedente fase e interessa l’abbassamento del tono dell’umore, con conseguente abbandono scolastico e abuso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. «Nella terza fase l’isolamento è totale. Il soggetto rifiuta qualsiasi contatto persino con i genitori e aumenta considerevolmente il rischio di sviluppare psicopatologie»[6]

Gli indici di allarme di questa fase possono riguardare comportamenti autolesionistici, ansia, depressione e dipendenza da internet. Le variabili eziologiche dell’isolamento sociale volontario possono essere ricercate in fattori di tipo: caratteriali (introversione, eccessiva sensibilità ed emotività), familiari (sproporzionato attaccamento alla figura materna), sociali: (incapacità di controllare le pressioni di realizzazione sociale, vissuti di disagio scolastico connessi a episodi di BULLISMO E CYBERBULLISMO). Le conseguenze investono prevalentemente la sfera relazionale generando un circolo vizioso di solitudine, paure, vergogna, vissuti di inadeguatezza che possono sfociare in disturbi psicopatologici.

Il fenomeno dell’Hikikomori in Italia

 L’Hikikomori è un fenomeno conosciuto come caratterizzante la società e la cultura del Giappone, tuttavia esso si è ormai diffuso anche in altri continenti quali Stati Uniti, Australia, Europa e da qualche tempo interessa anche l’Italia.

 

«Il popolo silenzioso dei reclusi in casa è la nuova emergenza sociale. Centomila casi probabili in Italia, un milione diagnosticati in Giappone dove la malattia è conosciuta dagli anni ‘80»[7] Secondo l’associazione “Hikikomoro Italia” «Rischiamo quello che è successo in Giappone, dove il fenomeno è stato inizialmente sottovalutato e trattato come fosse una patologia psichiatrica. Da migliaia, gli Hikikomoro sono diventati rapidamente centinaia di migliaia e, addirittura, milioni. L'errore principale che hanno fatto loro è stato non parlarne. Per questo motivo l'obiettivo principale di Hikikomori Italia rimane quello di sensibilizzare l'opinione pubblica e le istituzioni»[8].

“I giovani reclusi che dicono no alla vita, stanno in camera tutto il giorno, connessi, ma senza contatti con l'esterno. Prigionieri di sé stessi. Iperconnessi e soli. Una gioventù bloccata nel tempo e nello spazio, che si rifiuta di crescere. E si ritira dal mondo.[…] Un mondo celato al mondo»[9].

«Ragazzi prigionieri nella propria stanza […] una generazione perduta, che ha scelto di ritirarsi dalla vita sociale, tagliando le relazioni con il mondo esterno e mantenendo aperti solo contatti mediati da internet.»[10]

Considerata l’incidenza del fenomeno sono migliaia i genitori iscritti all’Associazione Hikikomori Italia fondata dallo psicologo «Marco Crepaldi».[11] Da una indagine promossa dall’Associazione su un campione rappresentativo di soggetti «è emerso che in quasi tutte le regioni vi sono casi di ragazzi hikikomori, ma è il Lazio la regione con più casi in assoluto, si registrano infatti valori pari al 18,4% del totale, percentuale che supera complessivamente quella di tutto il Sud Italia, isole comprese (14,2%). È nel Nord Italia infatti vi è una netta prevalenza di casi, con in testa la Lombardia (15,3%), il Piemonte (14,2%) e il Veneto (10%) […] La ricerca ha evidenziato anche «una maggiore incidenza sul sesso maschile, parliamo addirittura dell’87,8% del campione. L’età media nella quale sono emersi i primi evidenti problemi di isolamento sociale nei soggetti presi in esame è intorno ai 15 anni.[…] solo il 14,2% dei soggetti facente parte del campione di studio si è  ritirato dalla vita sociale da meno di un anno; il 34% si trova  invece in tale condizione da 1 a 3 anni, il 41,7% dai 3 ai 10 anni e, nel 10,1% dei casi, il ritiro va avanti da oltre un decennio.»[12]

Il fenomeno ha ormai assunto grande rilevanza sociale, tanto che il 19 febbraio 2019, il MIUR ha emanato un «decreto dipartimentale n.141 »[13] con cui ha istituito il Comitato Tecnico Nazionale che si occuperà di definire azioni volte alla tutela del diritto allo studio di alunni e studenti in condizione di ritiro sociale volontario o Hikikomori. «Il decreto, nasce sulla scia del protocollo di intesa stipulato tra Regione Piemonte, Ufficio Scolastico Regionale del Piemonte e l’Associazione Hikikomori Italia Genitori Onlus, e intende definire ciò che le scuole di Italia dovranno mettere in atto per la gestione del problema Hikikomori.»[14]

«L’istituzione  di un Comitato Tecnico Nazionale per la tutela del diritto allo studio di alunni e studenti in condizione di ritiro sociale volontario (Hikikomori) avrà pertanto il compito di definire:

linee guida nazionali condivise per l’assistenza di alunni e studenti in condizione di ritiro sociale volontario (Hikikomori);
iniziative atte a favorire la diffusione e il recepimento delle linee guida;
iniziative funzionali alla tutela del diritto allo studio, della salute e del benessere di alunni e studenti in condizione di ritiro sociale volontario (Hikikomori).»[15]
 

È ormai tempo di concretizzare un processo di “saggezza digitale” acquisibile attraverso un’esperienza quotidiana capace di integrare perfettamente le tecnologie interreali nel nostro sistema di pensiero al fine di fornire un ausilio nel processo di decisionalità umana.»[16]

La scuola è chiamata a favorire la maturazione di una cittadinanza digitale consapevole e attenta, mediante un’azione sinergica che coinvolge le famiglie e la comunità educante di riferimento. Dialogo, consapevolezza e comprensione degli stati emotivi, gestione dell’io digitale, lettura corretta di indici di disagio…tutto in un’ottica sistemica per costruire un intervento di aiuto e cura per ciascuna persona  umana.

Rosa Suppa

Docente di filosofia e scienze umane

Referente Pedagogista U.S.R. per la Calabria

(Ufficio III –Politiche giovanili)

 

 

BIBLIOGRAFIA

 

  • Marco Crepaldi, “Hikikomori. I giovani che non escono di casa”, ed. Alpes Italia, Roma  2019.
  • Marc Prensky, “La mente aumentata. Dai nativi digitali alla saggezza digitale”, Ed. Erickson,Trento,2013.
  • Carla Ricci; “Hikikomori: adolescenti in volontaria reclusione”, ed.FrancoAngeli, Milano,2017.
  • S. Turkle, “La vita sullo schermo”, a cura di B. Parrella, ed.Apogeo, Milano 1997.

SITOGRAFIA

Sherry Turkle http://web.mit.edu/sturkle/www/

https://www.agendadigitale.eu/cultura-digitale/ragazzi-hikikomori-anche-in-italia-come-affrontare-il-problema/

https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/articoli/altre-news/regolazione-dei-ritmi-circadiani-ecco-il-nobel-per-la-medicina-2017-

http://espresso.repubblica.it/attualita/2017/12/21/news/hikikomori-in-italia-viaggio-tra-i-giovani-che-non-escono-1.315896

http://espresso.repubblica.it/attualita/2017/12/21/news/hikikomori-in-italia-viaggio-tra-i-giovani-che-non-escono-1.315896

https://www.panorama.it/news/cronaca/giovani-internet-schiavi-hikikomori-vita/

https://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/chiusi-stanza-1.4505769

https://www.hikikomoriitalia.it/p/contatti.html

https://asnor.it/emergenza-sociale-numero-crescente-di-giovani-hikikomori-in-italia/

https://drive.google.com/file/d/1Ux65074ejkfD8hk8JFj7XLzgTAFxrib5/view

https://www.hikikomoriitalia.it/p/travolti-dallemozione-annunciamo-un.html

https://www.agendadigitale.eu/cultura-digitale/ragazzi-hikikomori-anche-in-italia-come-affrontare-il-problema/

https://www.psicologa-modena.com/hikikomori/

 

Note

[1] S. TURKLE, La vita sullo schermo, a cura di B. PARRELLA, Apogeo, Milano, 1997.Sherry Turkle http://web.mit.edu/sturkle/www/
[2]https://www.agendadigitale.eu/cultura-digitale/ragazzi-hikikomori-anche-in-italia-come-affrontare-il-problema/
[3] https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/articoli/altre-news/regolazione-dei-ritmi-circadiani-ecco-il-nobel-per-la-medicina-2017-Ogni essere vivente ha al suo interno un orologio biologico che gli permette di regolare le proprie attività in base al ritmo della giornata. Franz Halberg
[4] Marco Crepaldi,”Hikikomori. I giovani che non escono di casa”, ed. Alpes Italia, Roma  2019
[5] Iidem
[6] Ibidem
[7]http://espresso.repubblica.it/attualita/2017/12/21/news/hikikomori-in-italia-viaggio-tra-i-giovani-che-non-escono-1.315896
[8] http://espresso.repubblica.it/attualita/2017/12/21/news/hikikomori-in-italia-viaggio-tra-i-giovani-che-non-escono-1.315896
[9] https://www.panorama.it/news/cronaca/giovani-internet-schiavi-hikikomori-vita/
[10] https://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/chiusi-stanza-1.4505769
[11] https://www.hikikomoriitalia.it/p/contatti.html
[12] https://asnor.it/emergenza-sociale-numero-crescente-di-giovani-hikikomori-in-italia/
[13] https://drive.google.com/file/d/1Ux65074ejkfD8hk8JFj7XLzgTAFxrib5/view
[14] https://www.hikikomoriitalia.it/p/travolti-dallemozione-annunciamo-un.html
[15] https://www.agendadigitale.eu/cultura-digitale/ragazzi-hikikomori-anche-in-italia-come-affrontare-il-problema/
[16]  Marc Prensky, “La mente aumentata. Dai nativi digitali alla saggezza digitale”, Ed.Erickson,Trento, 2013

 
 

RIFERIMENTI

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