Il parlamento europeo approva la legge sull'intelligenza artificiale - Comunicato Stampa Parlamento europeo

Il parlamento europeo approva la legge sull'intelligenza artificiale - Comunicato Stampa Parlamento europeo

 

L'uffico Stampa del Parlamento Europeo ha comunicato che il 13 marzo 2024 "il Parlamento ha approvato la legge sull'intelligenza artificiale (IA), che garantisce sicurezza e rispetto dei diritti fondamentali e promuove l'innovazione. I deputati hanno approvato il regolamento, frutto dell'accordo raggiunto con gli Stati membri nel dicembre 2023, con 523 voti favorevoli, 46 contrari e 49 astensioni. L'obiettivo è di proteggere i diritti fondamentali, la democrazia, lo Stato di diritto e la sostenibilità ambientale dai sistemi di IA ad alto rischio, promuovendo nel contempo l'innovazione e assicurando all'Europa un ruolo guida nel settore. Il regolamento stabilisce obblighi per l'IA sulla base dei possibili rischi e del livello d'impatto."

Truffe in rete La «geografia» di un crimine informatico a cura di Domingo Magliocca*

 Introduzione

Sembra quasi un paradosso argomentativo discutere di geografia nell’ambito di un crimine informatico in ragione del fatto che nei reati cibernetici non esiste l’elemento spazio e la fisicità del luogo del delitto commesso. Tale situazione si riflette, inevitabilmente, anche sulle metodologie di indagine.

In effetti, una delle condizioni per realizzare un’analisi investigativa con il supporto della criminologia dei luoghi e del geographic profiling è la presenza delle località fisiche dove l’autore di reato commette i crimini e l’esistenza dei movimenti del reo entro uno spazio delimitato in cui seleziona gli obiettivi. Se il criterio di ricerca e di mobilità non soddisfa il paradigma geografico, sviluppare il profilo territoriale del reo può essere problematico, se non addirittura impossibile.  

Nonostante questo limite concernente le nuove forme di criminalità, compresa quella informatica, è possibile valorizzare l’aspetto “geografico” anche nell’attività di profiling criminale non applicabile a una tradizionale scena del crimine.

Infatti, esistono criminali informatici che, pur operando nella rete internet, necessariamente dovranno sganciarsi dallo spazio virtuale. Questi autori di reato hanno l’esigenza di avere un contatto fisico con la vittima, con gli altri sodali, con “punti geografici” di interesse per poter perfezionare la loro attività criminosa e godere i ricavi dell’azione delittuosa.

Sussisterebbe, quindi, anche nei crimini che non hanno una vera e propria scena del crimine “criminalistica” un modello comportamentale spaziale che consentirebbe l’utilizzo delle tecniche di geographic profiling nei crimini commessi mediante la rete internet.  

Il Geographic Profiling e la «scena geografica del crimine»

L’analisi della spazialità di un autore di reato si è affermata come un nuovo strumento di supporto nelle investigazioni, e anche con una specificità verso un metodo di indagine denominato Geographic Profiling, un mirato approccio geografico alla criminalità costruito su una procedura specialistica location-based, che implica lo studio dei luoghi dei reati.

Secondo questo autore, il geographic profiling è una tecnica investigativa, di matrice criminologica, quantitativa e qualitativa, che analizza la modellazione delle posizioni relative ai crimini commessi da un serialista con il fine di individuare la probabile area della sua base.

La componente quantitativa studia i modelli generali dei reati in forma aggregata ovvero la dispersione dei luoghi dei crimini rispetto all’intera area. Il metodo qualitativo, invece, è utilizzato per valutare la disposizione dei singoli luoghi e per ricollegare le proprietà - fisiche, geografiche, spaziali, ambientali e temporali - degli eventi offensivi con lo scenario criminoso.

Il geographic profiling sfrutta gli indizi geografici degli eventi offensivi lasciati da un serialista sulla «scena geografica del crimine», “ambiente” delineato come un “sistema strutturato di posizioni” all’interno dello scenario geografico dei crimini perpetrati dal reo (Magliocca, 2020, 2022, 2023). In tale contesto di analisi, lo studio della dispersione dei luoghi e della disposizione dei singoli eventi è strettamente correlato.

In Italia, negli ambienti di ricerca e di analisi di geographic profiling su specifici reati, questo autore utilizza un approccio computazionale per generare, dopo l’esame investigativo della scena geografica del crimine, un’area di probabilità derivata dall’algoritmo “Criminal Geographic Targeting” (CGT) di Rossmo (2000; 2005), implementato nel sistema di geographic profiling professionale, da questo autore impiegato costantemente, chiamato Rigel di Ecri, il quale descrive la relazione matematica tra gli spostamenti del reo e la probabilità di commettere un reato nonché determina la possibile area del punto di ancoraggio dell’autore di reato attraverso la costruzione del profilo geografico criminale. 

In pratica, il lavoro dell’analista di geographic profiling è rivolto allo studio dei luoghi del crimine, alle interconnessioni spaziali - di livello generale (dispersione) e particolare (disposizione) - tra loro ed a come si relazionano con la probabile area di residenza del reo.

Il possibile ruolo del profilo geografico nel cybercrime. Un caso pratico

Uno dei presupposti necessari per la costruzione del profilo geografico è la presenza delle località fisiche dove l’offender commette i crimini e l’esistenza dei movimenti del reo entro uno spazio definito in cui ricerca gli obiettivi. Secondo la dimensione geografica del crimine, la base dell’autore del reato è possibile che si trovi all’interno della zona di distribuzione dei siti degli eventi offensivi.

Se il criterio di ricerca e di mobilità non soddisfa il paradigma geografico, sviluppare il profilo territoriale del reo può essere problematico.  

Alcune tipologie di reati che coinvolgono siti fisici sono favorite dall’utilizzo dell’analisi geografica. Contrariamente, in determinati crimini come i cybercrimes l’aspetto geografico non è subito rintracciabile. Infatti, i cyber offender non hanno la necessità di dover interagire con l’ambiente geografico fisico per delinquere. Questa condizione rende in astratto inefficace l’utilizzo delle tecniche di geographic profiling nei crimini commessi mediante internet.  

Malgrado questa limitazione, impiegare la dimensione “geografica” anche nell’attività di profiling non adattabile ad una tradizionale scena del crimine non sembra del tutto impossibile.

Il caso esplorativo, proposto in questo articolo come un suggerimento per una riflessione investigativa, riguarda dei cyber-truffatori seriali che avevano raggirato numerose persone con annunci commerciali-truffa in internet approfittando della distanza che li separava dagli acquirenti ed illustra una possibile applicazione del profilo geografico in un determinato crimine digitale, cioè le truffe on-line delle finte vendite commerciali commesse con l’utilizzo delle carte di credito.

Gli autori di reato avevano utilizzato diverse carte di credito prepagate ed alcune utenze telefoniche fittizie, ed avevano creato svariati profili sui social network - negozi virtuali - per mettersi in contatto, in modo più agevole, con gli ignari compratori. In tal modo i rei avevano posto in vendita a prezzi attraenti su siti internet specializzati, nonché sulle bacheche dei social network, smartphone, prodotti tecnologici, capi di abbigliamento, di cui non avevano la disponibilità materiale. Gli acquirenti, dopo aver concordato il prezzo e versata la somma pattuita sulle carte di credito prepagate indicate dagli stessi rei, non ricevevano la merce “comprata” dai rivenditori, i quali, successivamente alla transazione bancaria, facevano perdere le loro tracce. Avuta la certezza del pagamento, gli autori di reato provvedevano al prelevamento del denaro accumulato sulle carte prepagate presso differenti sportelli ATM; alcuni ATM venivano utilizzati con maggiore frequenza.

Gli spunti di analisi investigativa sono pervenuti dall’esame incrociato dei flussi di denaro tra le carte prepagate utilizzate, dai prelevamenti effettuati dai dispositivi Atm, dall’analisi qualitativa, quantitativa e spazio-temporale degli spostamenti dei rei nell’ “area di caccia”, dai dati spaziali del traffico telefonico.

In questa situazione criminosa, gli ATM utilizzati sono divenuti luoghi fisici e geografici del crimine ed hanno contribuito a fissare il modello comportamentale spaziale degli autori di reato.

Quindi, la condotta delittuosa è transitata da un’anonima dimensione virtuale, tipica dei delitti on-line, ad una realtà fisica e spazialmente strutturata. Questa condizione consente di poter mettere in campo le tecniche di geographic profiling e di poter impiegare i sistemi di analisi spaziale, mediante cui è possibile analizzare i dati geografici, ambientali e spaziali attinenti alla localizzazione degli ATM, i quali sono stati utilizzati come siti del crimine.

Luoghi FIg. 1 BN

Fonte: Elaborazione propria; Google Map;

Come scegliere la serie di località afferenti ad un crimine informatico adatta per il geographic profiling?

Certamente i crimini ove è possibile analizzare la modellazione spaziale del reo e la scena geografica del crimine facilitano l’investigazione con il supporto del geographic profiling.

Tuttavia, è fattibile sfruttare il geo-profiling in taluni crimini informatici come le truffe on-line con carte di credito associate alla vendita fittizia di prodotti commerciali. Infatti, in questi reati, seppur non esista la “classica” scena del crimine, si rileva un’interazione criminale tra ambiente virtuale e spazio reale.

In pratica, i cybercrime da sottoporre all’analisi di profiling geografico dovranno possedere elementi di interazione tra spazio digitale e ambiente fisico, il crimine dovrà avere una ubicazione e posizione geografica specifica, includere qualche componente di ingegneria sociale e la presenza di un contatto “diretto” tra la vittima ed il reo.

Esistono, quindi, criminali informatici che, pur operando sulla rete internet, necessariamente dovranno uscire dallo spazio virtuale e avere un contatto fisico con la vittima, con gli altri sodali, con determinati strumenti utili per perfezionare la propria “condotta” e ottenerne i benefici.  Sussisterebbe, quindi, una struttura spaziale anche nei crimini che non hanno una vera e propria scena del crimine.

Infatti, come si rileva nel caso indicato, il profilo geografico criminale può trovare un’applicazione operativa in certi casi di truffe seriali on-line.

Rispetto alle condotte fraudolenti tradizionali, nelle truffe delle finte vendite on-line, il luogo “fisico” del reato possiede una particolarità rappresentata dalla distanza favorita dalla rete, che separa l’agente rispetto al luogo ove si trova l’acquirente del bene. Tuttavia, il meccanismo criminale di questa condotta criminosa si completa mediante il prelevamento del denaro contante versato dagli ignari acquirenti da parte degli stessi autori di reato presso gli sportelli ATM bancari/postali o con la spendita di moneta presso gli esercizi commerciali.

In questi casi, l’analisi della scena geografica del crimine si concentra su tutte le locations collegate al reato, come l’ubicazione degli sportelli Atm e/o i luoghi dei prelevamenti di denaro, la posizione degli esercizi commerciali dove sono state utilizzate le carte di credito. Questi luoghi non sono scene del crimine intese nell’accezione tecnica del termine, ma sono luoghi del reato con qualità fisiche, geografiche, temporali e spaziali da cui è possibile rintracciare il pattern di mobilità dell’autore di reato e la sua eventuale connessione spaziale con l’area della home base.

Il caso analizzato dimostra che alcuni criminali informatici non agiscono spazialmente in modo differente dagli altri autori di reato e, come le loro controparti, tendono a spostarsi in prossimità della propria abitazione o attorno alle ancore geografiche delle loro normali attività quotidiane. La scelta della vittima e/o la selezione dei siti del crimine (banche, sportelli bancomat, esercizi commerciali) non è casuale nello spazio fisico e potrebbe fornire informazioni circa l’ubicazione della probabile area di residenza del cyber criminale.

La serie criminosa analizzata ha l’intento di illustrare la possibilità di impiegare, sotto rigide condizioni metodologiche, i principi criminologici e gli strumenti del geographic profiling in determinati delitti on-line, che coinvolgono la «quarta dimensione» del crimine - lo spazio - per formulare delle inferenze riguardo all’area del punto di ancoraggio del reo.

Dopo aver valutato e ricostruito qualitativamente e quantitativamente gli eventi criminosi, è stato realizzato il profilo geografico del reo con lo scenario tecnico più idoneo alla serie offensiva.

La mappa, originata attraverso l’analisi quantitativa e qualitativa, con il supporto del sistema Rigel, rappresenta il profilo geografico dei truffatori informatici. In particolare, su un’area di ricerca di 40,08 Kmq, con molta probabilità l’area della home base è ubicata all’interno di 4,12 Kmq.

L’immagine sotto indicata raffigura il profilo geografico criminale.

Fig. 2 BN

Fonte: Analisi dimostrativa, Ricerca personale, elaborazione propria con il sistema professionale Rigel, Geographic Profile, uso non operazionale

Nonostante il risultato dell’analisi dimostrativa sia stato positivo, in accordo con le ricerche precedenti sviluppate dei maggiori esperti del settore, che hanno dimostrato la possibilità, benché limitata, di applicazione del geographic profiling nel cybercrime e nelle truffe on-line con carte di credito, è necessario mettere in evidenza alcune sommarie criticità e limiti, tra cui la presenza di almeno cinque siti di prelevamento dagli ATM o di altri luoghi ritenuti dall’analista utili per la costruzione del profilo geografico, la necessità di analizzare più reati digitali della stessa tipologia per avere delle stime affidabili riguardo alla specifica spazialità criminale e per favorire la ricerca scientifica.

Conclusioni

L’uso del profiling geografico nei cybercrimes è un campo ancora inesplorato ma, comunque, sembra che sia possibile trovare in alcune tipologie di crimini digitali, come quelli collegati all’e-commerce, un margine di applicabilità delle teorie e delle tecniche del profilo ambientale criminale.

Senza dubbio il Geographic Profiling, pur non risolvendo un caso investigativo, ha raggiunto ormai una maggiore evidenza operazionale giustificativa del suo utilizzo nelle indagini penali e mostra sempre di più la veste di un vantaggioso strumento di supporto decisionale per inferire, dalla scena geografica del crimine, le caratteristiche spaziali dell’autore del reato.

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*Domingo Magliocca è Geographic Profiling Advisor, con un training avanzato in geographic profiling analysis, primo analista italiano ad essere in possesso della licenza d’uso dell’applicativo Rigel Analyst, sistema di geographic profiling professionale creato dal prof. Kim Rossmo. Fornisce, in Italia, e anche con il network internazionale di analisti certificati, supporto strategico-operativo in geographic profiling analysis nelle investigazioni su specifici crimini seriali. Si interessa di scienze criminologiche e investigative, serial offender’s spatial pattern.

Nel 2022, è stato premiato, a Milano, in occasione della 4^ edizione degli Investigation & Forensic Awards, nella categoria Scienze Criminologiche e Criminologia Clinica. È docente presso l’Istituto di Scienze Forensi (ISF) - Corporate University di Corsico, autore di articoli e pubblicazioni specialistiche in tema di geographic offender profiling, relatore in Università, Istituti di Formazione, seminari e conferenze internazionali.

Donne e STEM: FIDAPA BPW Italy supporta la lotta contro la segregazione di genere nella formazione scientifica

di Ludovica Zoccali

Dottoressa in Giurisprudenza e Dottoranda di Ricerca in Organizzazione Aziendale presso l’Università degli Studi Magna Graecia di Catanzaro

Materie STEM: passione, opportunità, esperienze” la qualificazione dell’intesa di dibattito promossa dalla FIDAPA BPW Italy, in occasione dello scorso Open Day e in linea con la mission associazionistica di promuovere le giovani professioniste impegnate nel campo scientifico-tecnologico, al fine di supportare le nuove generazioni nella comprensione delle opportunità che possono derivare dalla passione per le discipline STEM e sensibilizzare alla lotta contro la segregazione di genere nella formazione scientifica.

CHATGPT: OPENAI  COLLABORA CON IL GARANTE PRIVACY CON IMPEGNI PER TUTELARE GLI UTENTI  ITALIANI - COMUNICATO STAMPA GARANTE PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI

COMUNICATO STAMPA 

 Si è svolto ieri sera il previsto incontro, in video conferenza, tra Garante Privacy e OpenAI.

All’incontro, a cui ha preso parte in apertura anche Sam Altman, CEO di OpenAI, erano presenti, oltre al Collegio del Garante (Pasquale Stanzione, Ginevra Cerrina Feroni, Agostino Ghiglia, Guido Scorza), Che Chang,  Deputy General Counsel della società statunitense, Anna Makanju, responsabile Public Policy e Ashley Pantuliano, Associate General Counsel.

Tecnologie, ricerche e iniziative genitoriali

Chiudiamo cinque anni di impegno con questo numero speciale dedicato ai genitori che sono alle prese con le tecnologie nella fase iniziale dell’educazione dei propri figli.

È un tema che spesso abbiamo evidenziato nel corso degli anni in quanto la pervasività delle tecnologie è diventata davvero molto alta fino a giungere all’esposizione molto frequente dello schermo (screen time) anche per i bimbi di pochi mesi.

L’Associazione nazionale Di.Te., in collaborazione con 198 pediatri della SIPEC - Società Italiana di Pedagogia Condivisa - ha realizzato, nell’arco del 2022, un’indagine che, su un campione di 13.049 persone tra cui genitori, adolescenti, pre-adolescenti e bambini, nelle fasce di età tra zero-quattro, cinque-nove e dieci-quattordici anni, ha messo in evidenza, tra l’altro, che il 54% dei genitori allatta i propri figli mentre sta utilizzando il cellulare.

Un comportamento di questo tipo può compromettere la relazione tra madre e figlio che è un valore primario nello sviluppo psico-emotivo e relazionale del bambino.

Oltre a questo aspetto, nella fascia da zero a quattro anni è emerso che il 60% dei genitori intrattengono, durante la giornata, i figli con strumenti tecnologici, il 67% li usano in loro presenza, il 30% glieli offrono quando sono fuori casa, il 25,5% quando sono stanchi e il 27% se sono agitati per calmarli; risulta anche che il 33% dei bambini si lamenta o protesta quando i genitori tolgono loro attenzione per dedicarla agli strumenti digitali.

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